Clamoroso. Non era mai successo che i giornalisti italiani, tutti, fossero lasciati fuori da un evento di massa, perché «faziosi», «scorretti» o «inaffidabili».
E’ successo nel grande evento conclusivo dello Tsunami Tour di Beppe Grillo, dove, sotto le telecamere delle tv di tutto il mondo, i giornalisti italiani sono stati esclusi dal retropalco e quindi impossibilitati a fare interviste ai candidati. «Sedetevi nel prato» gli è stato detto, mentre i colleghi esteri si muovevano liberamente.
Ecco i commenti più interessanti degli “offesi”.
La Stampa: «No alla stampa italiana sul palco. Ed è bufera su Beppe Grillo e sul Movimento 5 Stelle per il divieto di ingresso nel cuore dello Tsunami Tour. Un divieto che, a piazza San Giovanni, esclude, inspiegabilmente, solo i cronisti della stampa nazionale e si accompagna all’apertura del retropalco ai cronisti stranieri e a Sky che gestisce il video. In una situazione di emergenza la tv satellitare decide di concedere gratis il suo segnale. […] Ufficialmente viene sottolineato che «può entrare solo chi ha ricevuto risposta positiva alla domanda di accredito online», ma nella realtà il pass viene consegnato ai cronisti stranieri. Sale la tensione, i giornalisti italiani protestano, interviene anche la polizia, un giornalista viene portato via ed identificato. Ma una volta capito il problema le forze dell’ordine lavorano per calmare gli animi e trovare una soluzione. Infine, dopo quasi tre ore di trattativa, il dietrofront forzato dell’organizzazione e anche gli italiani possono avvicinarsi un po’di più al leader, ma sempre tenuti a debita distanza.
Lo stop ai cronisti del Bel Paese aveva sorpreso anche i colleghi stranieri («da noi non capita», è il commento di chi riesce ad entrare) e aveva destato quanto meno sorpresa da parte dei giornalisti delle testate italiane che, giunti con diverse ore di anticipo, si erano visti bloccare all’ingresso. «Sedetevi nel prato» era stata la prima soluzione proposta dallo staff. […]
Il rapporto tra M5s e stampa è sempre stato tormentato ma alla ‘prova generale’ di piazza San Giovanni c’è stata la rottura. Dure le proteste dell’Ordine dei giornalisti ma anche della’associazione della Stampa estera e dell’associazione della stampa parlamentare.
Il Sole 24 Ore: «un certo disappunto ha suscitato il divieto imposto ai giornalisti di seguire dal retro del palco. L’ingresso è stato limitato dall’organizzazione alla sola stampa straniera con l’eccezione delle telecamere di SkyTg24, fatto che i vertici della categoria e politici di vari orientamento hanno duramente stigmatizzato («la selezione degli amici o presunti tali è un rito deteriore di quella politica che Grillo depreca a parole, ma pratica con le sue scelte» sono state le parole del presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino). Per niente intimorito, Grillo prova invece nuovamente a ribaltare le accuse: «I giornali italiani dicono che io non voglio parlare con loro ma loro cosa fanno? Cosa ha fatto un giornale di questi che ha scritto tutto sulla vita privata di uno di noi?». Di qui il finale: «Questo è fascismo».
La Repubblica: «Le proteste. “E’ una cosa incredibile, lo fanno per impedire che possiamo rivolgere domande scomode”, ha urlato una cronista italiana agli organizzatori. Posizione resa poi ufficiale dal segretario della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi. “Quando si nega ai giornalisti italiani e li insulta, accettando solo quelli stranieri, Grillo rivela solo i propri nervi scoperti”, afferma».
Il Fatto Quotidiano: «della cacciata dei giornalisti alla gran parte degli italiani non importa assolutamente nulla. Anzi, la gran parte degli italiani la condivide e la sottoscrive, accomunando il quarto potere a quello politico e finanziario: e questo non per colpa di Grillo, ma del giornalismo italiano, che – salvo eccezioni – si sente, ed è, e dunque appare tutt’uno con i poteri che dovrebbe controllare. Nelle democrazie l’informazione è considerata – salvo eccezioni – dalla parte dei cittadini contro il potere. In Italia, l’informazione è dalla parte del potere contro i cittadini. Di questo dovrebbero occuparsi, dopo gli sdegni rituali, i capatàz dell’Ordine e della Fnsi. (Travaglio – 24/2/13)
Maria Piovene & staff