Informazione, bugie e falsità , ovvero: “Menzogne all’italiana. Come mentono gli italiani e come mentono gli altri”.
Su Venerdì di Repubblica, in edicola, un lungo articolo indaga su come italiani e altri popoli considerano la menzogna, pubblica e privata. Non mancano le sorprese.
Per esempio in Messico, la zona del Chiapas “ affascina gli accademici perché è abitata da una tribù Maya, gli tzeltal, che possiede una caratteristica più unica che rara: ignora completamente il concetto del vero e del falso.
Benché fra grandi e piccini intercorra lo stesso complesso chiacchiericcio che si leva a ogni istante da ogni punto del Globo, il comportamento individuale si basa su ciò che gli altri «fanno», non su ciò che «asseriscono » e, secondo la studiosa americana Penelope Brown, che li ha osservati a lungo, vivono benissimo ugualmente.
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E la Russia? «La struttura sociale e familiare rigidamente patriarcale, con lo zar al di sopra di tutti, proprio come ce l’hanno descritta i grandi romanzieri dell’800, si riverbera anche nelle forme di comunicazione, è inammissibile una bugia al superiore ». Anolli riporta una freddura illuminante: un russo e un americano devono andare a una riunione, cui nessuno dei due ha alcuna voglia di partecipare. Come sottrarsi? L’americano dice di avere il mal di testa, il russo se lo fa venire.
Ai confini del mondo, e del nostro modo di comunicare, ecco la Cina. «Anche il confucianesimo ha impresso un assetto verticale alla società: l’autorità dell’imperatore, poi quella del marito sui figli, poi quelli dei fratelli maggiori su quelli minori, ecc. Questo aspetto, però, è conciliato con il principio dell’armonia ».
In nome dell’armonia, veridicità e menzogna si mescolano, ogni bugia o quasi è tollerata; il mentire non è più «mentire», ma si sfuma in altro, elevandosi a mezzo per raggiungere il più alto e nobile degli scopi: tenere unito il gruppo”.
Nel mezzo gli Stati Uniti dove, dove la menzogna è spregevole anche per i politici e mentire alla nazione è intollerabile. Così “Richard Nixon perse la presidenza e Bill Clinton ci andò vicino (ricordate? Il punto cruciale non era se avesse avuto o no rapporti sessuali con Monica Lewinsky, ma se avesse detto o no la verità)”.
E in Italia? Secondo il sociologo Franco Ferrarotti, oggi “si fa ciò che prima non si osava: si nega il vincolo logico della coerenza. “Qui lo dico e qui lo nego” non è solo una boutade: è la strada aperta da Bush e Blair, che non si sentivano legati a quanto affermato il giorno prima».
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Così una menzogna ripetuta in modo martellante diventa la verità di quel momento, amplificata dal «teatro elettronicamente assistito» a una velocità tale, che l’indomani la si può reinventare come ci si cambia d’abito.
L’antidoto? Ferrarotti non vede grandi rivolgimenti all’orizzonte, «per ora si può solo puntare su una molecolare opera di persuasione sociale, un quieto passaparola che crei nel tempo un comune sentire, una distanza ironica, come davanti a un panorama osceno», oltre non va”. (Claudia Arletti, Venerdì 25/3/2011)
Invece, un’altra soluzione ci sarebbe: ed è quella di salvare dal dimenticatoio promesse e dichiarazioni ed esporle al pubblico giudizio (come su Wikipedia), secondo un principio di trasparenza e di responsabilità. In antitesi con la morale levantina, da “furbetti del quartierino”, per dirla alla romana. O da “scattri” (scaltri), per dirla alla siciliana, col sottinteso che se la fai franca ti meriti il frutto delle tue menzogne, del tuo rischio di essere scoperto.
Giovanni Monica & staff