«Non dite mai che giornalisti si nasce. Perché giornalisti si diventa giorno dopo giorno»
Diceva Luigi Barzini che nella vita è meglio fare il giornalista che lavorare. Stupendo. La professione di giornalista è in effetti la più bella e affascinante che ci si possa augurare. Non solo scrivendo, ma anche impaginando o titolando o scovando notizie. Dà visibilità, anche potere talvolta. Ma va usata sempre con umiltà e modestia, senza abusarne e senza l’approssimazione e la superficialità che purtroppo sempre più spesso la caratterizzano.
Il grandissimo Sergio Lepri soleva ripetere ai praticanti che si preparavano all’esame professionale: ”Non dite mai che giornalisti si nasce. Perché giornalisti si diventa giorno dopo giorno”.
Ecco il vero problema di oggi è che qualcuno (tanti, troppi…) crede ed è convinto di essere nato giornalista. E dall’alto di cotanta presunzione si improvvisa “scrittore”, “titolista”, “impaginatore”: tutte funzioni che abbisognano invece di preparazione e di esperienza. Qualità che non si possono ottenere alla nascita, né tanto meno acquistare. Per di più, abbondano i direttori (di se stessi) che, in quanto anche editori, non devono dar conto a nessuno di ciò che fanno. […] Caro Barzini, quello splendido aforisma va aggiornato: tanti (troppi) incompetenti e incapaci è meglio che lavorino e non giochino a fare i giornalisti.
Tratto da “Per alcuni è meglio lavorare che fare il giornalista“, di Nicola Savino, su viterbopost.it.
A cura di Ornella Rodi