La storia del giornalismo è piena di errori e falsi scoop. La “novità” è che ora c’è il web, e chi sbaglia paga subito.
Se è scoop o bufala lo rivela subito il web.
Si accusa il web di non essere affidabile. Poi un grande settimanale, come l’Espresso pubblica uno scoop «esclusivo» di 6 pagine, che scoop non è (Il paladino di Raffaello contro la ‘lobby dei musei‘).
Ironia, è proprio sul web che parte l’onda delle verifiche e delle contestazioni agli scoop: come per Wikipedia, vale più il controllo on line di massa, che la fama della carta stampata e delle grandi redazioni che di fronte ai benefici di uno scoop giornalistico chiudono un occhio o due (Tommaso Debenedetti, il genio della truffa).
Lo scoop de L’Espresso
«Spiace constatare che anche un giornale serio come l’Espresso ha ceduto alla tentazione di pubblicare come scoop l’ennesima bufala su un pittore di grande richiamo» scrive Serena d’Italia. «Dopo i presunti ritrovamenti della Pietà dipinta da Michelangelo per Vittoria Colonna diero il divano di una felice famigliola di Buffalo e di una Maddalena leggente di Leonardo a Barcellona, ora è il turno di Raffaello».
Ma il fascino giornalistico (e commerciale) dello scoop non risparmia nessuno. Ne Il Corriere e l’arte per le bufale Tommaso Montanari segnala che «nelle terze pagine dei giornali italiani si può leggere con una certa frequenza dei record delle aste, di ‘scoperte sensazionali’ (quasi sempre inenarrabili sciocchezze, tipo: ‘Leonardo era un templare transessuale’; ‘Leonardo è l’autore della Sindone’; ‘abbiamo ritrovato le ossa di Caravaggio’, e così via), di furti clamorosi, di restauri ‘rivelatori’, e soprattutto di mostre (e possibilmente di ‘grandi mostre’, anzi di ‘grandi eventi’) celebrate in pagine a pagamento che vengono spacciate per libere critiche».
Scoop: la zona grigia dell’antiquariato
Continua Montanari: «Ma il genere senz’altro più gettonato è quello delle attribuzioni: e più clamorose e improbabili sono, meglio è. La palma del 2011 va, ex aequo, all’Espresso e al Domenicale del Sole 24 ore. Il primo ha addirittura sbattutto in copertina la ‘vera’ Visione di Ezechiele di Raffaello, che avrebbe dovuto sbugiardare la versione conservata a Palazzo Pitti a Firenze: un capolavoro di superficialità giornalistica risoltosi in una bolla di sapone, visto che gli argomenti erano inconsistenti e il ‘nuovo’ quadro era evidentemente una copia. Il secondo ha invece sparato nientemeno che un nuovo Caravaggio: anzi, un Caravaggio finalmente «provato» da documenti incontrovertibili. Spocchia decisamente fuori luogo, visto che il Sant’Agostino (rigorosamente sul mercato antiquario) è sì un gran bel quadro, ma dipinto quando il povero Caravaggio era cenere da decenni»
Continua su il Fatto: Il Corriere e l’arte per le bufale.
Su scoop e bufale giornalistiche vedi anche:
– Il paladino di Raffaello contro la ‘lobby dei musei‘.
– Raffaello in salsa Dan Brown
– Tommaso Debenedetti, il genio della truffa.
Francesco Casaro & staff
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