“Io non voglio una internet di contenuti premium – scrive Claudio Messora sul Fatto – ma casomai una internet di contenuti premiati che si conquistano da sé una maggiore visibilità grazie all’apprezzamento spontaneo e democratico dei cittadini digitali, grazie al passaparola e grazie ai meccanismi di condivisione. Che già ci sono e che funzionano bene.”
“In America le corporation multimediali stanno cercando da lungo tempo di creare abbonamenti diversificati a internet, che in base al prezzo mensile corrisposto consentirebbero agli utenti una navigazione controllata e ristretta ai soli siti web accessibili secondo il pacchetto prescelto.
In Turchia 40mila persone sono scese in piazza il 15 maggio scorso per scongiurare la creazione da parte di una commissione governativa equiparabile all’Agcom (la BTK) di una internet suddivisa per fasce (standard, famiglia, bambini…) che dovrebbe entrare in vigore il 22 agosto p.v. L’elenco dei siti web raggiungibili da ogni fascia sarà creato e gestito segretamente dalla BTK ed ogni famiglia sarà costretta a decidere a quale pacchetto aderire. Ovvie le implicazioni a livello di censura che tale evoluzione oscurantista determina quando viene meno il principio della Neutralità della Rete.”
L’Agcom in Italia
“Pensate a cosa succederebbe in Italia se, a quei trenta milioni di cittadini che ancora non sono connessi alla rete, gli Internet Service Provider offrissero un abbonamento semi-gratuito dove è possibile navigare solo sui siti istituzionali, su quelli dei principali quotidiani nonché delle televisioni nazionali. Resterebbero in pochi, specialmente in tempi di crisi, ad avere la consapevolezza della necessità di dover pagare un prezzo più elevato per avere accesso a tutti i siti web, comprese le fonti di informazione alternative, pur di scongiurare il rischio di replicare il sostanziale monopolio dell’informazione che si è determinato dall’invenzione della televisione in poi.”
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Segnalazione di Luigi Casale