Stanford, Harvard, Berkley e il Mit hanno messo online centinaia di loro corsi, con accesso quasi gratuito: i MOOC, massive online open course.
Quelle stesse università elitarie, che costano agli studenti in sede decine di migliaia di dollari l’anno, hanno aperto online i loro corsi a studenti di tutto il mondo, che possono frequentare online decine di corsi, con un costo mensile forfettario di pochi dollari (i costi vivi del web).
Nell’ambiente della didattica e della formazione, i Mooc sono la maggiore innovazione degli ultimi duecento anni, per la possibilità di diffondere conoscenze universitarie e competenze professionali, senza barriere fisiche, geografiche ed economiche.
Portare online i corsi non significa solo ridurre i costi di docenza, aumentandone l’efficienza. Significa anche ridurre i costi degli studenti e fornire formazione avanzata in tempi rapidissimi, come serve all’economia statunitense. Significa anche raggiungere milioni di studenti in Sud America, India, Cina, Africa. In questo senso, i Moocs sono un progetto umanitario, sul quale Stanford, Harvard, Berkley e il Mit hanno investito milioni di dollari, ma non proprio a fondo perduto. Infatti, sono capitali che rientreranno moltiplicati dai pur saltuari costi di frequenza (mensili), e tasse d’esame.
Anche in questo caso, dispiace constatare che mentre l’Università italiana ha un livello di dibattito raso terra e autoreferenziale, negli Stati Uniti prende forma un progetto di respiro mondiale, con prospettive di lungo termine, a ulteriore vantaggio delle università statunitensi, oltre che della cultura e della lingua anglo-americana.
Nonostante questo tornaconto, è comunque vero ed emozionante quello che ha detto Daphne Koller, docente a Stanford: «quando la formazione di qualità sarà accessibile a tutti, in tutto il mondo, allora potrà essere considerata un diritto e sarà un vantaggio di tutta l’umanità».
Filippo Caruso & staff FirstMaster Magazine
Video The Future of Online Education
Video introduttivo di Open Edx (Stanford e Google)