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Editoria, report da un corso universitario

Su Scrittevolmente.com un post di Grey, laureato in Lettere e studente di Editoria molto appassionato, racconta la sua esperienza in Facoltà (non sappiamo dove).
Il post è [Vita Universitaria] Editoria NON applicata. Grey si racconta: “uno studente che sceglie Editoria come università si aspetta un corso… di editoria, no? Qualcosa che sappia preparare al mondo del testo scritto, alle case editrici, alla progettazione di un libro e quant’altro.
Dove sto studiando io, le brutte sorprese sono cominciate immediatamente.
Fino a non molto tempo fa, il corso di laurea si suddivideva in tre curricula: quello editoriale, quello giornalistico e quello linguistico. Ora, invece, l’unico piano di studi disponibile è un assurdo coacervo di materie scombinate, che non c’entrano l’una con l’altra, non portano da nessuna parte e, nel peggiore dei casi, sono farse assurde: basta aggiungere a una qualsivoglia materia inutile la dicitura “per l’editoria”, ed ecco che magicamente il piano di studi acquisisce una dignità formale. Certo, come no.

Ho dato qualche esame di questi senza neanche disturbarmi a comprare i libri, seguendo le lezioni solo perché ero già nell’edificio e, dato che non era esattamente il mio periodo migliore, per tenermi occupato con qualcosa. E mi sono visto fioccare i trenta nel libretto, così, solo perché sono in grado di scrivere in italiano.
Volete sapere una chicca, tanto per dare un’idea della cultura universitaria odierna? A un esame, un professore disperato ha chiesto agli studenti interrogati di recitare la serie alfabetica. Fossi dannato se uno, uno solo, l’ha saputa dire correttamente. L’alfabeto. A una laurea magistrale.”

A c. Luigi Cinque & staff

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