La prima notizia è che riescono a vivere di scrittura, la seconda è che lo fanno divertendosi.
Chi sono? Sono autori che hanno messo in comune (online), le loro diversità culturali e professionali e formato un’officina di bestseller per ragazzi. Hanno realizzato quasi 200 titoli e venduto milioni di copie. Si scambiano idee e plot tramite Internet. Sembra facile? E’ facile se si segue il loro approccio al lavoro, in chiave web 2.0:
«Progettiamo e condividiamo le singole opere. Le assegniamo al nostro interno. Collaboriamo con agenzie letterarie (una in particolare perché ci ha venduto all’estero), ma ci muoviamo anche singolarmente.
Non siamo un collettivo di scrittori. Crediamo fortemente nella differenziazione delle persone, dei contenuti e degli stili, ma condividiamo il lavoro preparatorio e le esperienze editoriali.
Ci piacciono i buoni ristoranti e non ci piacciono le riunioni.
Non ci offendiamo quando ci dicono che una nostra idea non funziona; solitamente la rivendiamo dopo una settimana cambiandole il titolo. Abbiamo nomi, cognomi, pseudo-nomi e a-nomi (quando ghosteggiamo).
Non rinunciamo all’individualità a favore di una squadra, tant’è che abbiamo metodi e scritture diverse, che però si adattano e si incastrano nelle varie progettualità.
Pensiamo che il marketing sia il posto in cui lavorano tutti quelli che non hanno trovato un’altra occupazione.
Ci editiamo a vicenda e, quando c’è la possibilità, ci facciamo da agenti. Abbiamo contratti e contatti con diverse case editrici, in Italia e all’estero, ma siamo sempre pronti ad averne di nuovi. Usiamo dropbox e skype per mettere in comune tutti i nostri progetti e ci fidiamo del parere degli altri (o, almeno, lo ascoltiamo con attenzione).»
Degli Immergenti ne parla oggi Francesca Fortuni su Repubblica e sul sito dirittiglobali.it. Un lungo articolo sul gruppo degli Immergenti (non emergenti) che consiglio di leggere a tutti quelli che hanno il sogno della scrittura. Ecco alcuni passaggi dell’articolo.
Si chiamano “Immergenti“, e sono un gruppo eterogeneo, di diversa provenienza: un mancato notaio, un ex consulente museale, un’archeologa medievista, un filosofo heideggeriano, uno psicologo, un traduttore esperto di videogiochi, un fumettista, un ex editore di libri-game e anche un idraulico, abilissimo nei giochi di ruolo.
Dalla loro officina sono usciti quasi duecento titoli, già pubblicati o in procinto di esserlo presso i più importanti publisher italiani, da Einaudi (Il libero regno dei ragazzi di Davide Morosinotto) a Piemme (Code Lyoko di Jeremy Belpois), da Salani a Fanucci (Pesci volanti di Peduzzi-Baccalario), da Mondadori (Klincus Corteccia di Alessandro Gatti) alle Edizioni Paoline (Lo stivale spezzato di Annamaria Piccione) e Fazi (My Land di Elena P. Melodia).
Una serie di fantasy, Ulysses Moore, ha già venduto due milioni e mezzo di copie.
Continua su “La fabbrica che inventa le storie per i piccoli“, di Simonetta Fiori, su dirittiglobali.it.
Vai al sito degli Immergenti, è molto interessante.
Francesca Fortuni, Davide Console