Aprile 2010
Come tutte le rivoluzioni, anche quella in atto nel settore dell’editoria è portatrice di grandi opportunità per chi è aperto all’innovazione e di grandi rischi per chi si aggrappa a un passato che si dissolve.
Da questo punto di vista, è stridente il contrasto tra i player statunitensi e il nulla italiano.
Da un lato (dell’Atlantico) la capacità di leggere e guidare nuovi bisogni a livello planetario, come Google e Apple, ma anche Amazon, a tante altre “piccole” imprese creative che sviluppano soluzioni efficaci.
Dall’altro, in Italia, top manager che sono sul mercato con i Cda incrociati. Per dirla in termini calcistici: il solito, brutto “catenaccio italiano”.
Su questa situazione c’è una ricerca dell’EJO (Osservatorio europeo di giornalismo), che affronta da vari punti di vista il tema della rivoluzione in atto nel settore della comunicazione e dell’ICT.
La ricerca parte da una considerazione ovvia, per sviluppare considerazioni e conferme sempre più interessanti.
Infatti, secondo la ricerca, il web favorirà la moltiplicazione delle testate, accompagnate, però, da redazioni più snelle e flessibili, le sole che possono essere economicamente sostenibili.
«Ciò rappresenta una chance per i nuovi siti giornalistici e una sfida per quelle tradizionali che dovranno risolvere o attenuare le criticità di indebitamento ereditate dagli investimenti compiuti in passato, come quelli immobiliari o l’ammortamento degli investimenti nelle rotative full color.
Gli asset del passato si sono trasformati rapidamente in passività: la capacità di gestire queste ultime sarà molto importante per determinare le possibilità di adeguamento delle società editoriali esistenti».
Claudio Torrella
Leggi la sintesi della ricerca su EJO.
Scarica la ricerca (Pdf, 55 p.)