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Giornalismo e libertà di stampa: polemiche sulla classifica 2017

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Reazioni opposte sull’ultima classifica sulla libertà di stampa di Reporters sans Frontieres, con l’Italia che passa dalla 77esima al 52esima posizione.

Quest’anno la classifica mondiale sulla libertà di informazione, redatta da Reporters sans Frontieres, ha suscitato più polemiche del solito. Infatti, se gli anni scorsi la posizione di coda dell’Italia era relativizzata dai più, quest’anno il salto in avanti dell’Italia ha ringalluzzito proprio quelli giornali e quei giornalisti che fino a ieri facevano spallucce proprio alle impietose classifiche di Reporters sans Frontieres.

Tra i tanti scettici che pensano che la situazione italiana non sia cambiata né quest’anno, né in tutti gli anni precedenti (immutata e variamente peggiorata dall’800), brilla l’ironia di Travaglio che oggi scrive su FQ: «Evviva, siamo un paese libero e informato, grazie a una stampa scevra da condizionamenti e soprattutto a una tv affrancata da ogni pressione! Il rapporto di Reporters Sans Frontières ha scatenato un coro unanime e liberatorio di esultanza nel mondo politico e giornalistico per la scoperta che l’Italia passa dal 77° al 52° posto nella classifica dei paesi più liberi. Siamo sempre ultimi in Europa (eccetto Ungheria e Grecia), fra la Papuasia-Nuova Guinea e Haiti, ma questo è perché Grillo si ostina a ritenere serve le penne e le testate più indipendenti del mondo. Sennò saremmo primi. Chi lo dice? I partiti che controllano militarmente le tv assolte da Rsf e i giornaloni controllati dai padroni del vapore assolti da Reporters sans Frontieres. Insomma il vino è buono perché l’ha detto l’oste. Tana liberi tutti.
I conflitti d’interessi nelle proprietà editoriali? Leggende metropolitane. Il duopolio collusivo della Rai in mano al governo e di Mediaset in mano a B.? Fregnacce. I soldi pubblici per tenere artificialmente in vita giornali senza lettori in cambio di periodiche genuflessioni a Palazzo Chigi? Fake news. L’editto rignanese costato il posto a Giannini, Berlinguer, Mercalli e prossimamente a Ranucci e financo a Dall’Orto? Bazzecole. Le menzogne impunite che stampa e tv si rimpallano e rilanciano contro chi sta fuori dal giro? Post verità. Reporters sans Frontieres assolve i giornaloni leggendo i giornaloni, che ricambiano i complimenti a Rsf, e il cerchio si chiude. Dev ’essere un bel sollievo, per Repubblica-Espresso, La Stampa e Il Secolo XIX, che fino a un anno fa appartenevano a tre gruppi diversi e ora sono come il Giornalone Unico di Nanni Moretti, scoprire di averla fatta franca.»

Anche nel suo editoriale di ieri, Travaglio contestava l’ultima classifica di Reporters sans Frontieres: «Ora che anche Reporter Sans Frontières si è bevuta la fake news secondo cui in Italia la libertà di stampa è minacciata da Grillo, che notoriamente controlla tutte le tv, le radio, i giornali, i siti web e i social, siamo tutti più sollevati. Potremo allegramente andare a votare con Rai1, Rai2, Rai3, Tg1, Tg2, Tg3 in mano ai renziani e Canale 5, Italia1, Rete4, Tg5, Studio Aperto, Tg4 in mano ai berlusconiani senza patemi per il pluralismo e la par condicio. (…) Il guaio è che ormai la percezione della realtà è talmente falsata dai gargarismi propagandistici sul populismo, le post-verità e le fake news, che anche chi la osserva dall’esterno è costretto a indossare occhiali deformanti. E giunge a conclusioni paradossali: se il pericolo per la stampa libera viene da chi critica la propaganda governativa, da sempre principale produttrice ed esportatrice di fake news, e non dal partito di governo che caccia la Berlinguer dal Tg3 perché non allineata, chiude Ballarò di Giannini perché non allineato e bombarda Report perché non allineato, allora anche in Turchia e in Russia la libera stampa è minacciata non da Erdogan e da Putin che arrestano i giornalisti scomodi (quelli che hanno la fortuna di non crepare in circostanze misteriose con largo anticipo sulla tabella di marcia) e chiudono i giornali di opposizione, ma da chi protesta contro gli arresti e le serrate.»

La situazione internazionale secondo Reporters sans Frontieres

Quest’anno la situazione viene definita da Reporters sans Frontieres “difficile” o “molto grave” in 72 Paesi, fra cui Cina, Russia, India, quasi tutto il Medio Oriente, l’Asia centrale e l’America centrale, oltre che in due terzi dell’Africa. Ventuno i paesi classificati come “neri”, in cui la situazione della libertà di stampa è “molto grave”: fra questi Burundi 160/o su 180), Egitto (161) e Bahrein (164). Ultima assoluta, come negli ultimi anni, la Corea del Nord, preceduta da Turkmenistan ed Eritrea. Male anche Messico (147) e Turchia (155). In testa alla classifica, sempre i paesi del Nord Europa, ma la Finlandia cede il primo posto che deteneva da 6 anni alla Norvegia, a causa di “pressioni politiche e conflitti d’interesse”.

Come opera Reporters sans Frontieres?

Per le sue classifiche, Reporters sans Frontieres distribuisce un questionario tradotto in 20 lingue ai suoi partner in tutto il mondo: associazioni, gruppi e giornalisti che rispondono a 87 domande diverse in sette argomenti:
– pluralismo,
– indipendenza dei media,
– contesto e autocensura,
– legislatura,
– trasparenza,
– infrastrutture,
– abusi.
Così si ottiene un primo punteggio, a cui se ne aggiunge un secondo che tiene conto del numero di giornalisti uccisi, arrestati, minacciati e licenziati. 
Paola Giannini & staff FirstMaster

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