I giornalisti e la rivoluzione immaginaria dei musei

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E’ un caso di scuola giornalistica “la rivoluzione dei musei” di cui hanno parlato tutti i media tra il 19 e il 20 giugno.

L’italiano medio che ascoltasse le rassegne stampa del mattino potrebbe gioire di una buona notizia, una volta tanto, perché arriva «un vero e proprio spostamento del baricentro culturale del nostro Paese».
Lo dice, addirittura, il Corriere della Sera commentando la dichiarazione del ministro della Cultura e del Turismo, Dario Franceschini, intervenuto agli “Stati generali della cultura” (altra esagerazione) in corso a Roma: «ho firmato un decreto ministeriale che introduce una vera e propria rivoluzione tariffaria per i musei. Entrerà in vigore il 1° luglio prossimo e prevede la fine della gratuità per gli over 65, la gratuità sotto i 18 anni e per alcune categorie come gli insegnanti e delle riduzioni fino ai 25 anni»

La modesta notizia è stata amplificata sui principali canali d’informazione come “rivoluzione” tout court, senza senso della misura. Un’informazione rispettosa del pubblico avrebbe dovuto ragionare sulle reale la portata dell’intervento, invece l’ha amplificato. Così la «rivoluzione tariffaria», già esagerata come espressione, è diventata addirittura «rivoluzione dei musei», e non solo.
Ecco un campione di come hanno titolato i giornalisti di:

Metro: “Dal 1° luglio rivoluzione nei musei d’Italia”

TTG Italia: “Rivoluzione dei musei nell’era Franceschini”

La Repubblica: “Rivoluzione nei musei: più giorni gratis ma pagano anche i pensionati”..

L’Unità: “Franceschini, ‘rivoluzione’ musei”.

Quotidiano.net: “Musei, Franceschini: rivoluzione tariffaria da luglio”

Panorama: “Musei: rivoluzione Franceschini. Ecco cosa cambia”

Il Sole 24 Ore: “Rivoluzione nei musei / Gratuità sotto i 18 anni e sconti fino a 25”

La Nazione: La ‘rivoluzione’ dei musei: Uffizi aperti fino alle 22 una volta la …

Il Messaggero: “Rivoluzione nei musei, nuovi orari e tariffe: entrano gratis i …

Adnkronos (agenzia stampa): “Musei, rivoluzione tariffe”.

Per concludere: non occorre citare la Carta dei doveri del giornalista, dove dice che è «obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti», per criticare tanta fanfara dei professionisti dell’informazione, proprio sulla condizione disastrata dei beni culturali.
Michele Ferraro

 

 

 

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