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Il futuro dell’editoria? Riscoprire vecchi marchi

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Mai come in questi anni l’editoria è in fermento: case editrici che chiudono, altre che sorgono dal nulla, fusioni che danno vita a gruppi mastodontici, emersione di “rivali” digitali e così via. Fra le tante novità, una tendenza intrigante è, almeno nel mercato italiano, quella di un ritorno all’antico. Nell’incertezza delle politiche editoriali di questi tempi, sono interessanti i casi dei marchi Sonzogno e Frassinelli, storiche realtà librarie del nostro Paese, lentamente entrate in crisi e ora rilanciate con risultati da tenere sott’occhio.

Prima è arrivato il reboot della casa Sonzogno: nata nel 1861 per volere di Edoardo Sonzogno, discendente di un’appassionata stirpe di tipografi milanesi, si specializzò (parallelamente alla casa musicale che pubblicava, fra le altre cose, le opere di Verdi) nella produzione di narrativa e saggistica di largo consumo, molto popolare ma anche di qualità. La sua fortuna durò fino al secondo dopoguerra, quando iniziò il declino che la portò ad essere assorbita nel 1980 nel gruppo Fabbri, a sua volta entrato in RCS.

La svolta avviene solo fra il 2009 e il 2010: dopo anni piuttosto sonnacchiosi, Sonzogno passa sotto la cura di Marsilio Editori, che vuole aggiungere la propria qualità distintiva all’importanza storica del marchio.
Dopo due o tre anni di sperimentazione e anche di confusione“, ammette il direttore editoriale di questa nuova era, Patricia Chendi, “abbiamo voluto specializzarci sul mercato femminile, con una doppia anima nella narrativa e nella varia, sempre però con autrici e autori di peso. E un’attenzione estrema a tutti gli aspetti del prodotto editoriale, a partire da quello grafico delle copertine“. Ecco dunque la scommessa su molti scrittori esordienti di stampo internazionale, come Peggy Riley (Amity e Sorrow) e Sólveig Jónsdóttir (Reykjavík Café), ma anche su una collana di classici riscoperti diretta da Irene Bignardi (l’ultimo è Tanto gentile e tanto onesta di Gaia Servadio). Fino ad arrivare al successo eclatante di Giulia Enders e il suo L’intestino felice.

cover frassinelli

Analoga è la vicenda di Frassinelli: altra casa editrice fondamentale nella storia italiana, venne fondata nel 1931 dal tipografo piemontese Carlo Frassinelli e, grazie alla collaborazione di nomi illustri come Franco Antonicelli e Cesare Pavese, si specializzò in particolare su grandi nomi della letteratura mondiale (Melville, Twain, Joyce, Kafka). Dopo alterne vicende, l’azienda fu ceduta dapprima ad Adelphi nel 1965 e poi, negli anni Ottanta, a Sperling&Kupfer, dove per un periodo continuò ad annoverare autori stranieri di assoluto pregio, fra cui i premi Nobel Toni Morrison, Elfriede Jelinek, Orhan Pamuk e Patrick Modiano.

Solo quest’anno, però, la Sperling, all’interno del gruppo Mondadori, ha deciso per un netto rilancio del marchio: ribadendo la curiosità e la qualità intrinseche della vecchia Frassinelli, la volontà è quella, dichiara il responsabilie editoriale Giovanni Francesio, di “mantenere quel “filo” fatto di amore per il nuovo ed entusiasmo per le belle storie e le belle scritture”, per trasmettere al lettore una “visione non scontata e non consolatoria del mondo“, sempre con estrema attenzione a una scrittura d’autore. Fra i titoli pubblicati in questi mesi il distopico Io sono Alfa di Patrick Fogli, la vera storia di “Tiphoyd Mary” in Febbre di Mary Beth Keane o i segreti familiari de La memoria dell’acqua di Emmi Itaranta. In attesa del nuovo libro di Toni Morrison (Dio salvi i bambini, in ottobre), l’ultima uscita della casa è Luminusa di Franca Cavagnoli, un romanzo straziante, intenso ed estremamente poetico sulla sconvolgente bellezza di Lampedusa e l’altrettanto sconvolgente dramma dei migranti che cercano di sbarcarvi.

Qual è dunque la prospettiva dettata da questi due esempi? Sembra quasi che, soprattutto all’interno dei grandi gruppi editoriali, riscoprire marchi storici e trattarli come piccoli tesori indipendenti, in cui si fondono specializzazione di pubblico e grande attenzione alla qualità editoriale, possa essere una strada di successo. Tradizione e innovazione, ancora una volta, intrecciati.

Fonte e copyright: Wired.it

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