Aprile 2010
Ho ricevuto questa segnalazione. Un post di Francesco Federico su Appunti Digitali, titolato “Il giornalismo cambia, ma non cambiano i giornalisti”, dove dice:
«Per il giornalista professionista il fatto di essere iscritto è già di per sè un elemento che rende di qualità il proprio lavoro, anche se pessimo. Insomma, vecchio vizio italiano, non conta la qualità sostanziale del contenuto, ma conta la forma.
Ebbene io leggo spessissimo articoli di giornalisti professionisti (su note testate come Corriere e Repubblica) e vi trovo non solo gravi errori sostanziali, che dimostrano assoluta ignoranza del tema trattato, ma spesso anche errori grammaticali e sintattici a tal punto da chiedermi come possano aver passato l’esame di Stato.
Viceversa seguo molti blogger e trovo alcune loro riflessioni fini e raffinate, che dimostrano una profonda conoscenza dell’argomento e portano commenti e pareri nuovi, da cui prendere spunto per ulteriori idee. Che mi importa se hanno la tessera dell’Ordine o no?
Bisogna guardare la sostanza più di quanto si guarda la forma. Se un ragazzo di 18 anni è capace di scrivere un articolo sul fenomeno di Second Life meglio di un redattore iscritto all’Ordine, io faccio scrivere al ragazzo, che mi importa del titolo?