Forbes online ha fatto scalpore nell’ambiente dei web journalist, e non solo. Sotto la direzione di Lewis Dvorkin ha trasferito il modello di business del franchising all’editoria giornalistica, creando un nuovo modello, caratterizzato da molti lettori, con minimo costo.
Il “modello Forbes“, come è stato chiamato, ha suscitato molto clamore: 30 milioni di lettori al mese con poca spesa non sono un dato che si può ignorare.
Questo risultato è stato raggiunto con 100.000 post in un anno, da parte di circa 1.000 autori freelance. Il che significa che ogni giornalista ha pubblicato in media 100 articoli l’anno (una media di due a settimana), e questa è una media sostenibile nel tempo.
Nel 1996, con il forte sostegno di Tim Forbes, la società ha lanciato un sito web in un momento in cui quasi tutte le principali società di media non sapevano decidere cosa fare di quella strana cosa chiamata Internet.
Mentre gran parte della stampa si sentiva minacciata dal web, Forbes.com crebbe rapidamente fino a 18 milioni di utenti unici mensili. Oggi, Forbes ha compiuto un altro passo coraggioso decidendo di andare al di là di un sito web per appromntare una piattaforma di publishing molto più inclusiva e scalabile. Forbes.com è oggi un luogo che mette le notizie al centro di una esperienza di social media.
Un brand forte: Forbes
Forbes è anche un brand forte, oltre che una testata giornalistica. Ha quasi cent’anni e Dvorkin è partito da questo fatto oggettivo per richiamare sotto il suo brand quasi mille freelance: «Quello che stiamo facendo è estendere il nostro marchio a 1.000 marchi: cioè tutte le persone che scrivono attraverso il nostro sistema».
In pratica, se fanno un buon lavoro, i giornalisti percepiscono una percentuale sulla pubblicità e prestigio per ogni altra operazione (come per chi scrive sull’Huffington Post). Se non lo fanno, cioè se emergono errori o scarsa qualità di forma e di contenuti, vengono estromessi senza complicazioni (perdono l’account).
La gestione della qualità giornalistica in Forbes
I costi della redazione tradizionale sono praticamente annullati, nel senso che i freelance pubblicano direttamente sul sito, grazie ad un account che viene dato dopo una selezione e revocato se emergono errori o scarsa qualità di scrittura o di contenuti.
In questo senso, Forbes si posiziona tra gli aggregatori passivi di contenuti (tipo Google News) e le testate “open” come l’Huffington Post.
I dubbi sugli utenti unici di Forbes
Ma i dati forniti da Forbes sono del tutto credibili? I dati diffusi alla stampa sono stati forniti da Omniture, un diffuso strumento di reporting, ma se i nuovi post al mese su Forbes online sono 833 in media, e 30 milioni gli utenti unici al mese, ogni nuovo articolo sarebbe stato letto in media 36.000 volte. Più realisticamente, se ogni utente legge 3 articoli (non solo l’ultimo pubblicato), la media mensile di lettori per articolo scende a 12.000. Oppore a 9.000 se la media è di 4 articoli.
Sarà proprio così? Non sarà che l’addetto marketing di Forbes si è fatto prendere la mano?
Il modello Forbes in ebook
Il modello Forbes è anche un ebook, pubblicato proprio da Lewis Dvorkin, dall’ambizioso titolo: “The Forbes model for journalism in the digital age. Training a new generation of entrepreneural journalists“.
Temporaneamente gratis in digitale su Amazon.
Luca Appiani & staff
Link Forbes Wikipedia.