A oltre un secolo dal suo suicidio, adesso a riparlare di Salgàri, a pubblicare i suoi romanzi e a dedicargli studi universitari, sono quei Paesi in cui Salgàri ambientò le sue storie, pur senza averci mai messo piede, ma studiando in biblioteca i resoconti di viaggi, la storia naturale e gli atlanti illustrati.
A febbraio è stato stampato in lingua bengalese “I misteri della jungla nera” e in Assam (India) si apre un ciclo di studi, di letture e di spettacoli sui i libri del ciclo dell’Assam: Alla conquista di un impero, Il bramino dell’Assam, La caduta di un impero e La rivincita di Yanez.
Salgàri deve la sua popolarità a un’impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere (più di 200 considerando anche i racconti), distinte in vari cicli avventurosi, che vanno a costruire svariati universi narrativi e innumerevoli personaggi.
Autore straordinariamente prolifico, Salgàri esordì come scrittore d’appendice, per i giornali. La sua prima opera pubblicata fu un racconto, I selvaggi della Papuasia, scritto all’età di vent’anni.
Nel 1883 arriva il primo successo, Le tigri di Mompracem, che però non è seguito da alcun guadagno. Dieci anni dopo Salgàri firma un contratto con l’editore Speirani e si trasferisce a Torino. Quotidianamente si reca alla Biblioteca Centrale di Torino dove ha la possibilità di dar vita ai suoi racconti, studiando documenti di viaggio, mappe, romanzi esotici.
I contratti e i pochi guadagni obbligarono Salgàri a «scrivere forsennatamente» racconti e romanzi, anche sotto altro nome, per evitare le penali del suo editore.
Stressato, scriveva fumando un centinaio di sigarette al giorno e beveva un bicchiere di vino marsala dopo l’altro. Così scriveva Salgàri in una lettera del 1909 al suo amico Giuseppe Garuti: «la professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno ed alcune della notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza aver avuto il tempo di rileggere e correggere».
Povero e assediato dai debiti, il 25 aprile del 1911 Salgàri scrive questa lettera e si suicida in un bosco alla periferia di Torino: «A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna».
Martina Franca e staff FirstMaster
Fonti: Wikipedia, Daniele Imperi (Penna Blu), Massimo Novelli (FQ).