Lo scandalo Murdoch-Rebekah serve alla censura e alla pubblicità
Il direttore del New York Times, Bill Keller, racconta sul magazine del NYT, come gli errori e gli eccessi del giornalismo siano utilizzati dalla censura per giustificare ogni sorta di misura restrittiva o di controllo, magari in nome della privacy.
Scandalo Murdoch e politica
Scrive Keller, «i despoti adorano vedere la stampa libera comportarsi male. Quando un giornalista di questo quotidiano fu scoperto a inventare le notizie, diventò il simbolo mondiale delle campagne contro la stampa libera. Inoltre, i despoti adorano ancora di più vedere i governi democratici prendersela con la stampa libera. Quando il governo fa confusione tra il giornalismo d’inchiesta e lo spionaggio, certi propagandisti si sfregano le mani: se succede persino in America…»
Infatti, «il primo regime dittatoriale a tuffarsi sullo scandalo Murdoch è stato lo Zimbabwe. Un’analista del governo ha dichiarato che lo scandalo “dovrebbe permettere al terzo mondo di imparare che il concetto di stampa libera è un mito”.
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Così lo scandalo Murdoch-Brooks finisce in pubblicità
Intanto, l’argomento-scandalo di queste settimane è utilizzato dagli altri tabloid e persino dalla pubblicità. Tra i vari che ne hanno approfittato, ha calcato la mano la Blush, con una serie di foto erotiche “dal buco della serratura” (anche perché “blush” significa “arrossire”).
Cynthia Hyatt & staff
Link “Why Tyrants Love the Murdoch Scandal“, by Bill Keller, New York Times.