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Profughi: quando una foto può cambiare il mondo (un po’)

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Si sa, una foto vale più di mille parole, ma è stupefacente vederne una deflagrare nei mass media e travolgere milioni di chiacchiere.

La foto che ha costretto i governi di Austria, Germania, Francia e Italia a cambiare atteggiamento verso i profughi è quella del piccolo profugo siriano, riverso sulla spiaggia. 
Già le tante immagini dell’esodo siriano (v. video) avevano fatto breccia nel pubblico (cioè negli elettori), ma la foto del piccolo Aylan Kurdi, annegato, ha definitivamente capovolto l’atteggiamento sulla questione.
Così ne parla Travaglio, ieri nel suo editoriale su FQ: “Chissà se, dopo quel che è accaduto in Germania e dunque in Europa sull’onda dell’emozione per la foto di Aylan Kurdi, il piccolo profugo siriano morto sulla spiaggia di Bodrum, qualcuno oserà ancora dubitare della potenza delle immagini e dunque della televisione (che rimane la loro prima centrale di spaccio). […]
Da quando la foto di Aylan ha fatto il giro del mondo, i giornali di centrodestra hanno la bava alla bocca, perché la percezione dell’ondata migratoria è cambiata di botto. E li ha costretti a piantarla di gridare all’“invasione” e di invocare soluzioni militari per risolverla armi in pugno. […] La comunicazione vince sull’informazione, peraltro non pervenuta.

Così l’Italia, ma va peggio in Germania, dove la Merkel che poche settimana prima aveva fatto piangere una scolaretta figlia di profughi  dicendole che doveva andar via perché “non c’è posto per tutti” (il video è diventato subito virale e ha fatto il giro del mondo), ha fiutato l’aria e sull’onda dell’emozione popolare ha aperto il Paese a mezzo milione di profughi siriani, almeno quelli più istruiti e utili all’economia.
Filippo Ciano & FM

 

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