Gli italiani, si sa, preferiscono la televisione a giornali e libri più di altri popoli europei, molto meno teledipendenti. Così, quando si tratta di scrivere, viene meno anche la memoria visiva delle parole, e il ridicolo è in agguato, in privato su Facebook, come in pubblico, sui muri:
«Lorgoglio non serve»
«Penso ha te»
«Adio pupa tio amato»
«Penso ha te»
«Adio pupa tio amato»
«Vorrei baciarti sulle tue dolcissime l’abbra»
«Hai un bel didietro ma anche il d’avanti non è male»
«Hai fatto la ceretta? Anche al linguine?.
«Q’anto ti amo»
«Mara rimanerai sempre nel mio cuore»
«Questo amore immenzo x te»
«Ciao bambolina scusa se ti o fatto sofrire»
«Io x te muoro».
«Io x te muoro».
I più romantici possono pescare dal francese un «Ge tem» (sarebbe” je t’aime”), e «Mona Mour (mon amour).
Su l’Espresso di questa settimana Stefano Bartezzaghi ne ha fatto un articolo, e Repubblica.it c’è anche una galleria di strafalcioni, dal titolo “Io x te muoro”.
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A.c. Elisabetta Genovesi & staff
Liberamente tratto da “Io x te muoro” Stefano Bartezzaghi, L'Espresso n. 43/2011, p. 19.