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Storie di successo, tra self-publishing, editori e Amazon
- Agosto 2014
- Pubblicato da: FirstMaster Magazine
- Categoria: Editoria Self-publishing
Nell’interessante storia editoriale di una coppia di autori italiani ci sono tutti i motivi dell’avanzata del self-publishing.
Nella storia editoriale di Carlo Auriemma ed Elisabetta Eordegh ci sono le considerazioni che li hanno portati a diventare autori indipendenti, con il self-publishing, e i motivi dell’abbandono di un editore vecchia maniera.
E’ un fatto che oggi all’editore non bastano più le relazioni commerciali (tipografia e distribuzione) per avere un ruolo utile e sostenibile, ma occorre dotarsi di una nuova professionalità che sia evidente agli autori (web marketing efficace) e ai lettori (prodotto-libro di qualità).
Il cambiamento è necessario perché sono cambiate le aspettative degli autori e perché ci sono concorrenti innovativi, come Amazon, in grado di stabilire nuovi, travolgenti parametri operativi, come quando gli autori parlano di pubblicazione in pochi giorni e non in anni e come quando scrivono che «ogni mattina, aprendo la pagina dei resoconti, sappiamo quanti libri abbiamo venduto nelle ultime 24 ore e percepiamo le royalty in due mesi, invece che in due anni».
Quello che segue è il racconto della storia editoriale di Auriemma ed Eordegh, scritto per la newsletter di Amazon, che è diventato il loro “editore” internazionale.
Dall’editore al self-publishing
“Una ventina di anni fa abbiamo scritto il racconto del nostro giro del mondo in barca a vela. La difficoltà non è stata scrivere, perché avevamo da raccontare le emozioni di tre anni passati in mezzo agli oceani, gli incontri con i popoli primitivi, gli sbarchi rocamboleschi. La difficoltà è stata trovare un editore. Non eravamo firme conosciute e farci prendere in considerazione è stato più difficile che attraversare un mare in tempesta. Gli editori generici dicevano che il nostro era un libro di viaggio. Gli editori specializzati in libri di viaggio snobbavano il nostro come un libro di mare e gli editori di mare dicevano che di libri come il nostro ne erano stati scritti troppi e non c’era più mercato.
Alla fine siamo riusciti a far pubblicare la nostra creatura: Sotto un grande cielo. Per farla nascere però abbiamo dovuto accettare un contratto dove l’editore si riservava tutti i diritti e tutte le scelte, da quella del titolo e della copertina, a quella di stampare solo 1000 copie per la prima tiratura. Invece quel libro ha venduto più di 20.000 copie ed è ancora nelle librerie.
Sono passati gli anni, ci sono state altre avventure e altri libri che hanno avuto altrettanto successo, ma ogni volta ci siamo sentiti frustrati dalla dipendenza da un editore. Le tirature scarse, i libri che esaurivano prima di essere ristampati, la scarsa distribuzione. Non parliamo poi dell’idea di tradurlo: siccome per contratto era l’editore a detenere i diritti esteri, non c’era modo di uscire dai confini nazionali.
Un editore simpatico una volta ci disse: «ogni autore sente il proprio libro come un figlio e io, editore, mi sento il direttore di un orfanotrofio». Ma se c’è un genitore perché avvalersi di un orfanotrofio? La risposta allora era: per sostenere i costi di stampa, di distribuzione, di pubblicazione ed eventualmente di traduzione.
Tre anni fa abbiamo cominciato a leggere sul Kindle (gli eBook risolvono una serie infinita di problemi logistici per chi viaggia) e di lì a poco ci siamo resi conto che i nostri libri non avrebbero più avuto bisogno dell’orfanotrofio. Potevamo diventare editori di noi stessi.
Uno dopo l’altro abbiamo pubblicato i volumi su KDP, senza costi, preparandoli da soli seguendo le istruzioni. Non è semplicissimo, ma si impara. Anche per la pubblicità non serve molto. In poche settimane i nostri libri erano tutti nel Kindle Store (con l’editore ci sarebbe voluto un anno) e subito sono arrivate le prime vendite. Ogni mattina, aprendo la pagina dei resoconti, sappiamo quanti libri abbiamo venduto nelle ultime 24 ore e percepiamo le royalty in due mesi, invece che in due anni.
Abbiamo investito i primi ricavi delle vendite italiane per tradurre Sotto un grande cielo in inglese. Ora, col titolo Under the endless sky il nostro primo libro è presente sui siti Amazon di tutto il mondo e incredibilmente vende più in inglese che in italiano.
La verità è che la pubblicazione elettronica, come KDP ad esempio, è uno strumento potentissimo. Chiunque abbia qualche cosa da raccontare può formattare un libro, renderlo disponibile nelle piattaforme elettroniche e venderlo in tutto il mondo. Niente più intermediari, niente più critici. Si propone il lavoro direttamente al pubblico. Un sistema nuovo e incredibilmente democratico che non garantisce il successo di un’opera, ma certamente ne facilita la proposta” .
Carlo Auriemma e Elisabetta Eordegh
Autore:Magazine FM
1 commento
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Grande! Investire i primi guadagni nella traduzione in inglese, che poi vende ancora di più :-)