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Il trend della spesa culturale

News-FirstMaster_Magazine

Per la cultura, in Italia da anni si spende poco e si spende male.

L’Agenzia per la Coesione Territoriale, che dipende direttamente dal Presidente del Consiglio, ha diffuso il 24 luglio la sua relazione annuale, che analizza i flussi di spesa 2015-16 del settore pubblico allargato, disaggregandoli per aree geografiche e per settori.
Nella relazione governativa si legge che «quello in cultura rimane il più grande disinvestimento settoriale che si sia avuto in Italia negli anni 2000, certamente influenzato dalle politiche di contrazione della spesa pubblica, che tuttavia nella cultura hanno pesato più che in tutti gli altri comparti».
Nel contesto europeo, «il confronto internazionale risulta impietoso: la spesa primaria per attività culturali e ricreative in rapporto al Pil risulta in Italia – nonostante lo straordinario patrimonio artistico e la ricchissima eredità culturale – decisamente inferiore a quella media dei Paesi Ue».
Che la spesa sia bassa e mal gestita, lo dimostra il confronto Italia-Louvre: come molti sanno, da anni il Louvre incassa da solo quasi come tutti i musei, i monumenti e le aree archeologiche d’Italia. 

Per passare dai numeri a una delle tante fotografie dei fatti notrani, è emblematica la situazione di un’istituzione pubblica come la Biblioteca Nazionale di Roma che in questi giorni vede la mobilitazione degli “scontrinisti. Giovani che protestano perché pur essendo «inseriti nei turni del personale della biblioteca», sono «pagati da anni attraverso rimborsi spese fasulli per 400 euro mensili da giustificare attraverso, appunto, gli scontrini di bar e negozi, raccattati pure per terra».
Piero Polillo & FM

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