Un altro giornalista di calibro ci ha lasciato ques’estate: Oreste Flamminii Minuto. Noto giurista e polemista, per quarant’anni è stato tra i penalisti piu’ impegnati nella difesa legale dei giornalisti.
Nel suo ultimo libro “Troppi farabutti” (Dalai Editore), Oreste Flamminii traccia il bilancio di una vita e così scrive.
“Per valutare quale e quanta libertà di stampa ci sia nel nostro Paese è consigliabile fare un raffronto con altri Paesi di sicura affidabilità democratica per ciò che concerne l’informazione. Esaminare ciò che accade all’estero può essere utile a stabilire fino a che punto la nostra informazione sia libera, e fino a che punto possa esercitare il suo ruolo.
Negli USA nemmeno la tutela dello Stato è considerato un bene che possa prevalere sul diritto dei cittadini di essere informati e a conoscere tutto quanto concerne la vita pubblica. Non si vede perchè non si debba pensare che anche nel nostro Paese il ruolo della stampa, dell’informazione, e dei media in genere possa in qualche modo essere ‘legibus solutus’.
In Italia invece, l’informazione è posta ai gradini più bassi della scala dei valori. Così il cane da guardia americano sorveglia il territorio, il cane da guardia italiano può sorvegliare ben poco. In un Paese civile il ruolo del giornalista è quello di violare i segreti, dar conto alla pubblica opinione di ciò che accade all’interno del Palazzo”.
Ma il giornalista non è certo il principale responsabile di questo stato di cose, scrive Oreste Flamminii. La colpa è anche degli editori impuri, soggetti che hanno interessi in altri settori e che usano la stampa per avvantaggiarsene.
Così, oggi il giornalista di redazione ”corrisponde di piu’ alla figura di un mite funzionario dipendente che non a quello di un cane che cerchi fiutando notizie interessanti. Se qualcuno ha ancora voglia di indagare sui mali del Paese, spesso capita che venga risposto un ”vediamo” o un ”non interessa”. Tutto ciò anche se fare il giornalista ha costituito il sogno di generazioni che aspiravano alla giustizia e ritenevano che uno strumento per raggiungerla fosse proprio quello di scrivere sui giornali, ma questo sogno e’ stato spazzato via dal sinistro connubio tra politici, editori e giornalisti.”
Daniela Rosselli & staff
Su il Corriere della Sera: Oreste Flamminii
Su la Repubblica: Oreste Flamminii.
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