Veronica Ulivieri intervista per l’Espresso Michele Rossi, l’editor della sezione narrativa di Rizzoli, cioè colui che decide quali romanzi saranno pubblicati e andranno nelle librerie di tutt’Italia.
Com’è il lavoro dell’editor ai tempi di Internet?
«Da un certo punto di vista è più facile, perché hai accesso a spazi in Rete dove si possono leggere cose davvero buone. Ma è anche più difficile, perché un’ottima penna su Internet non si traduce mai automaticamente in un ottimo scrittore sulla carta».
Quanto è importante la Rete per scoprire nuovi talenti?
«Internet è imprescindibile dal lavoro dell’editor, però non genera autori bravi su carta. La scrittura on line ha regole e forme completamente diverse da quella su carta. Sono tantissimi i tentativi degli editori di pubblicare un libro partendo da blog che funzionano, ma non sempre questi esperimenti hanno successo. O l’autore è bravo o il tema è forte, altrimenti non è facile che un libro venda, perché la comunità del Web segue dinamiche diverse dai lettori di libri».
“Generazione mille euro” quindi ha funzionato perché parlava del tema del precariato, molto sentito dai giovani?
«Sì, e anche perché è stato il primo libro ad essere tratto da un blog. Ormai, invece, avere un blog è la normalità, non è più un aspetto originale che fa vendere. Altri blook, come “Studio illegale”, pubblicato da Marsilio, o “La resa del conto. Confessioni di un cameriere senza pietà”, uscito per Rizzoli, attirano lettori per la verità scomoda che raccontano».
La Rete è un utile strumento di promozione per i giovani scrittori?
«Non credo che gli scrittori emergenti debbano usare Internet solo come vetrina. Il blog e il libro hanno codici e regole diverse, chi è bravo nella scrittura on line non è detto che scriva bene anche per la carta. Il consiglio che do sempre ai giovani autori è di non usare la Rete per arrivare agli editori. Meglio la posta o l’e-mail».
Veronica Ulivieri, L’espresso 5/2011