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Come titolare un libro, senza questi 3 errori

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Come titolare un libro per vendere più copie: i 3 principali errori da non fare.

Il titolo è il primo fattore di vendita di un libro. Le poche parole che fanno un titolo sono così importanti per le vendite se ne occupano gli specialisti dei titoli, i titolisti. Pagati come i copy della pubblicità, lavorano solo nelle maggiori organizzazioni editoriali. E tutti gli altri editori e autori, come possono ridurre lo svantaggio? E chi edita in proprio?
C’è online un corso gratuito di titolazione, curato da FirstMaster, ma per chi non ha tempo o sottovaluta il problema, ecco alcuni punti trattati dal corso, ora necessariamente in forma di articolo, cioè senza esempi, schemi ed esercitazioni.

 

Errore n. 1: scrivere un titolo senza pensare al target

Per ottenere risultati eccellenti, il titolista è avvantaggiato dal fatto di non essere l’autore. Non è coinvolto personalmente e quindi gli è facile pensare un titolo in chiave di lettori e di pubblico. Cioè in chiave di target: sesso, età, lavoro, stile di vita, attitudini, valori ecc. Non così il vero autore, che è coinvolto nel suo lavoro e commette il primo errore: quello di raccontarsi con il titolo, di ragionare nei confini del lavoro fatto piuttosto che considerare le aspettative, i bisogni, le tendenze e le curiosità del pubblico. La storia di moltissimi best seller racconta di titoli che hanno mirato con precisione verso una piccola parte del pubblico. Piccola quanto? Su 50 milioni di lettori potenziali e 22 continuativi, anche 100.000 sono una “piccola parte”.
Come si può risolvere questo svantaggio verso i professionisti della titolazione? Con metodo e procedendo per gradi.
Lo sforzo di guardare al libro dalla parte del pubblico, così consueto per un titolista, gli autori lo possono realizzare per gradi, dandosi tempo e passando gradualmente da una prima versione focalizzata sulla propria opera alla… decima centrata su ciò che può coinvolgere i lettori.

 

Errore n. 2: scrivere un titolo senza leve psicologiche

L’errore numero uno porta a chiedersi: cosa può coinvolgere i miei lettori? Il segreto dei professionisti è quello di vagliare il libro alla luce di queste cinque leve dell’attenzione, di natura psicologica, che sono: 
1) la curiosità, combinando nel titolo elementi originali e inconsueti;
2) la provocazione, impattando pro o contro idee, credenze e valori diffusi;
3) l’utilità, evidenziando i benefici della guida o del manuale;
4) l’identificazione, con chiari richiami a situazioni personali-collettive;
5) l’antagonismo, esplicitando l’elemento di contrapposizione, sfida e lotta.

 

Errore n. 3: scrivere un titolo ignorando Internet

Un altro errore tanto grave quanto comune è quello di immaginare ancora il proprio libro su uno scaffale, quando il grosso delle vendite è da anni procurato dalle librerie online.
Per guide, saggi e manuali, questo significa che il titolo deve essere esplicito e comprensibile per i motori di ricerca. Solo in questo modo dalle pagine di Google si può finire su IBS, Amazon ecc. Se titoli un manuale di floricoltura “Petali gialli”, condanni il libro all’invisibilità online, perché nessun interessato all’argomento metterà mai in ricerca “petali” o “petali gialli”.
Per la narrativa, il titolo funziona se non è confondibile con frasi analoghe online (basta metterlo alla prova con Google). Ma il ruolo più strategico è quello delle parole del sottotitolo, che dev’essere comprensibile per i motori di ricerca, per essere trovato online dai lettori.
Loredana Ferraris

 

 

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