Il direttore del Financial Times, Lionel Barber, ha annunciato la sua rivoluzione in una lettera inviata ieri ai suoi giornalisti.
Secondo Barber, è ora di abbandonare il modo di fare il quotidiano come negli anni’70. Oggi occorre differenziarsi dalle notizie correnti che ormai rimbalzano liberamente tra web, radio e web.
Non è più accettabile che le redazioni confezionino ogni giorno un giornale lasciandosi guidare dalle agenzie di stampa o dalla cronaca passiva della giornata. Se l’80-90% delle notizie pubblicate dai quotidiani è già nota, i quotidiani non hanno futuro. Ce l’hanno, invece, se quei giornalisti impiegano le proprie forze e il proprio tempo per proporre una visione dell’attualità che si differenzia in modo marcato e qualitativo dalle news 24 h su 24, grazie a interpretazioni originali, coraggio investigativo, coraggio intellettuale, desiderio di sorprendere ogni giorno il lettore.
Un giornalismo per il quale un numero sufficiente di lettori sia disposto a pagare un contributo, come fa oggi comprando il giornale in edicola.
E tutto ciò può avvenire solo se cambia il modo di fare giornalismo ovvero se la giornata in redazione non viene scandita dai ritmi e dalle logiche – sorpassati! – del quotidiano ma si costruisce ribaltano i fattori, partendo dal web per arrivare alla carta ovvero mettendo il web al centro del processo produttivo. Ecco perché le fusioni tra redazioni carta e web non hanno senso se non sono sostenute da un solido progetto strategico e da interpreti adeguati – ovvero da direttori e capiredattori – che sappiano proporsi al lettore con umiltà ma al contempo con la determinazione di chi ha voglia di costruire un nuovo paradigma.
Conclusione: «chi lo capisce brillerà e continuerà a fare uno dei più bei mestieri del mondo, mantenendo intatta la propria influenza. Chi resterà ancorato ai vecchi schemi o si avvicina a internet con sufficienza senza evolvere, morirà».
Renata Mostacciano & staff FM (Claudio Torrella)
Link fonte: Lionel Barber memo to staff on reshaping the newspaper for the digital age.