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In ricordo di Gino Palumbo, l’uomo che ha rivoluzionato i giornali

Gennaio 2011
Gino Palumbo, giornalista e indimenticabile direttore della Gazzetta dello Sport, è stato ricordato con il convegno “La lezione di Palumbo nel giornalismo italiano”, durante la Notte Bianca della Cultura, lo scorso 4 gennaio a Cava de’ Tirreni (Salerno), dove era nato il 10 gennaio 1921.
Fabio Monti lo ricorda, con un articolo sul Corriere del Mezzogiorno.it, dal quale segnalo questi brani, veramente molto interessanti.
Ricordare Palumbo è stato anche un modo per rendere omaggio ad un fuoriclasse della carta stampata, perché in 50 anni di professione (è morto a Milano il 29 settembre ’87) ha rivoluzionato il modo di pensare e di confezionare i giornali.

Palumbo fa carriera: nel ’49 viene assunto al Mattino di Napoli; nel ’53 inventa SportSud; il 1° gennaio ’62, arriva a Milano. (…)
Milano diventa la città di Palumbo, che lancia le pagine sportive del lunedì e fa capire subito che va di fretta, nella voglia di rinnovare e sorprendere. La sua preoccupazione più grande è quella di interpretare i desideri del lettore, che ascolta in silenzio nei bar o sulle scale, all’uscita dallo stadio.

Cerca i retroscena e i perché degli eventi; esige la massima attenzione per la storia e per le storie; la ricerca del valore aggiunto è quasi ossessiva. Vuole un giornale scritto con un linguaggio comprensibile a tutti, una titolazione efficace, anche strillata, mai sopra le righe, di forte impatto grafico, non soltanto nella prima pagina. Tutti elementi che trasferirà quando il 6 novembre ’76, dopo aver guidato il Corriere d’Informazione (con rottura traumatica), verrà chiamato a dirigere la Gazzetta dello Sport, trasformandola in un vero quotidiano popolare, in un vortice di copie in continua ascesa.

Accetta la sfida della tv, sempre più invadente, vincendola con tale facilità da chiedersi come avrebbe trasformato il suo giornale oggi, nel confronto con i new media. (…)
Nella primavera ’84 viene designato a dirigere il Corriere, ma rinuncia: scopre di essere malato e capisce che non potrebbe dedicarsi al lavoro giorno e notte.

Link articolo sul Corriere del Mezzogiorno.it,

Segnalazione di Luca Antonioni

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