I riflettori delle organizzazioni internazionali sono sempre più puntati sull’Italia e a livello europeo è in corso una mobilitazione dal basso, che vede i cittadini impegnati a partecipare attivamente e rivendicare l’impegno delle istituzioni UE a sostegno del diritto ad un’informazione libera e indipendente.
Si tratta della Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) che intende coinvolgere un milione di persone in almeno sette Paesi europei, per poter presentare direttamente una proposta legislativa alla Commissione Europea, mediante il nuovo strumento di democrazia partecipativa transnazionale previsto dal Trattato di Lisbona.
Intanto, al termine della sua missione in Italia Frank La Rue, lo “Special Rapporteur” dell’ONU, ha detto che la prima cosa che lo ha colpito è stato scoprire quanto sia difficile intendersi con gran parte delle autorità italiane, perché negano il problema. La maggior parte delle persone che ha incontrato, ha spiegato, gli hanno detto che la libertà di stampa in Italia non soffre di nessun problema.
Le intimidazioni ai giornalisti, le querele facili, le richieste di danni altissimi per “togliere la pelle e il vizio” al giornalista che ha osato scrivere certe cose (sia pure vere, ma negative) sul nostro conto, spiega La Rue, certamente sono consentite da leggi sbagliate che rendono la vita facile ai prepotenti che non vogliono che i giornalisti parlino dei loro affari sporchi o semplicemente dei fatti negativi in cui sono coinvolti; da leggi anche dolorosissime per i giornalisti. Ma la condizione di debolezza dei giornalisti italiani sarebbe inspiegabile se non fosse sorretta da “un certo modo di pensare”, da una ideologia che fa apparire il giornalista onesto e scrupoloso come un insopportabile ficcanaso anche a persone miti, oneste, perbene che dovrebbero riconoscere il giornalista impertinente come un difensore dei suoi diritti.
Questa mentalità, questa ideologia del “niente regole, siamo italiani” è la stessa che fa apparire esotici ed aleatori gli standard giuridici internazionali fissati per garantire la difesa dei diritti umani, quando si tratta di applicarli in Italia, anche se sono gli stessi standard che noi italiani invochiamo per censurare gli eccessi persecutori della Russia, della Cina o della Turchia. È questa mentalità che fa apparire normali tante altre anomalie italiane: la concentrazione della proprietà di giornali e tv in poche mani, il conflitto di interessi fra chi occupa incarichi di governo ed è proprietario di giornali, le contraddizioni di una tv pubblica governata con logiche di partito.
Recensione a cura di Emanuele Pignano & staff FM Magazine
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-Articolo 21, Giornalisti. Mr La Rue, l’Italia e il problema negato.