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SEO l’incompreso: Internet (s)visto dal 90% dei giornalisti

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Quanti giornalisti si preoccupano seriamente di essere nelle prima pagine di Google? Pochissimi, un po’ per pigrizia, un po’ per buona ignoranza.

La prima cosa che dovrebbe fare un buon giornalista che pubblichi i propri articoli online è di individuare una volta per tutte le “SUE” parole-chiave. Dovrebbe conoscere quelle parole che sono in grado di collegarlo ai lettori online interessati ai suoi argomenti. In pratica, dovrebbe ben sapere quali sono quelle parole in grado di farlo trovare ai lettori nelle prime pagine dei motori di ricerca.
E’ un lavoro di impostazione generale dell’attività giornalistica che fanno solo pochissimi perché ne ignorano i benefici e perché bisogna investire tempo e lavoro in un campo che sembra ostico: il search engine optimization (SEO).

Il SEO per i giornalisti

L’ingresso nel mondo del web journalism dovrebbe passare dalla porta del SEO. Dovrebbe prevedere lo studio e la definizione delle keyword strategiche per il tema che tratta.
Così come il giornalista che scrive di sport, di finanza o di cinema deve conoscere i personaggi che contano in quell’ambiente, il web journalist deve conoscere quali parole-chiave deve utilizzare per non scomparire nelle profondità del web e finire per essere letto solo da chi passa per l’home page del sito.

Il SEO per i giornalisti: come iniziare?

Dato per assodato che le query a parola singola siano usate sempre più raramente e che il lettore nelle sue ricerche utilizza parole chiave composte da 2, 3 o 4 parole, come si possono individuare queste combinazioni di keywords? Lo strumento principale lo fornisce Google: Keyword Tool.

Come altri strumenti disponibili online, il Keyword Tool di Google consente di trovare le migliori parole chiave e poi di metterle in ordine di preferenza. Nonostante i dati siano parziali, è comunque un indicatore indispensabile per individuare cosa e come i lettori chiedono informazioni a Google Search.
Così si scopre, per esempio, che una parola al singolare è usata nelle query dieci volte più della stessa al plurale. Quindi usarla diversamente da come fanno i lettori ci allontana dalle prima pagine di Google come degli altri motori di ricerca.
Un buon esempio fatto nel master di giornalismo di FirstMaster è quello della coppia fatta da “impresa” e “Pmi” (piccola e media impresa), dove “Pmi” va benissimo sui giornali stampati, ma malissino sul web, perché le query con “Pmi” sono quasi nulle rispetto le query con la parola “impresa”. 

Uno degli errori più comuni, quando si ha a che fare con le parole chiave, è dare per scontato che gli utenti utilizzino sempre i termini più appropriati. In realtà non è così: l’utente medio il più delle volte ha poca dimestichezza con i termini tecnici. Conoscere il target di riferimento, come ragiona e come si comporta in Internet è fondamentale per capire quali parole è bene utilizzare.

Il SEO per i giornalisti: Keyword Tool di Google

Google ha messo a disposizione il Keyword Tool di lavorare sulle parole-chiave. Basta avere un account gratuito su Google AdWords per poter inserire le parole chiave nel box “Parola o frase” e il Tool propone non soltanto i dati relativi alle ricerche mensili e ma anche una serie di sinonimi alternativi sui quali ragionare e scegliere.

Tutto qui? Sì, questa è la base di partenza, poi, persa ogni timidezza per questi “tecnicismi” si può approfondire il meccanismo dei Seo online.

 


 

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