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Nuovi spazi per le buone notizie?

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La gente è stanca di essere bombardata da notizie di crimini e disastri, e non vede l’ora di rifugiarsi in una nicchia rassicurante di notizie positive.

Della possibilità di diffondere forme più positive di notizie si discute in varie sedi: dalla Ted Conference, una specie di forum di Davos della cultura digitale trasferito dalle nevi svizzere al sole della California, alla rivista della scuola di giornalismo della Columbia University.

Intanto, l’idea attraversa molti big dei media. Gente come Jeff Bezos (Amazon) che, acquistando un anno e mezzo fa il Washington Post ha chiesto spazio per le good news, che, però sono riservate agli abbonati con una newsletter solo di good news. 
Da un paio d’anni un canale delle buone notizie l’ha introdotto anche Arianna Huffington sul suo Huffington Post. 
L’esperimento forse più interessante è probabilmente quello di Upworthy: un sito web che cerca di diffondere e far diventare virali notizie positive significative, meglio se con un forte impatto visuale. Un’idea premiata dal pubblico, con un grande successo.

Voci contrarie? Negli Usa il buonismo è guardato con molta diffidenza dalla maggior parte dei professionisti dei media, che ci vedono un tentativo di dirottare l’interesse del pubblico dalla vera informazione che è quella di denuncia.
L.B.
Leggi tutto su: Gli USA e le good news «Solo se sono serie».

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