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Per amore del giornalismo

Arianna-Ciccone- Festival-Giornalismo-Perugia

«Non abbiamo bisogno di giornali, abbiamo bisogno di giornalismo. Mai come oggi questo è vero. Mai come oggi, sotto la spinta e la pressione della rivoluzione digitale, i giornali hanno la possibilità di ripensare il proprio ruolo nella società».

Questa citazione da Clay Shirky (scrittore e docente alla New York University), è uno dei passaggi del lungo intervento di Arianna Ciccone (Festival Internazionale del Giornalismo) in “Contro i giornali. Per amore del giornalismo“.
Un intervento appassionato e intelligente, che proverò a sintetizzare in una sola delle numerose chiavi dell’intervento, quella del futuro della professione giornalistica.

 

Il futuro della professione giornalistica

“Dal 2010 al 2013 si sono persi 3 milioni e mezzo di lettori. Chi sono? 2,6 milioni sono lettori fra i 14 e i 44 anni soprattutto, 900mila sono al di sopra dei 45 anni.  Dal 2011 a oggi il consumo dei quotidiani da parte dei giovani è passato dal 65% al 41%. Se continua così nel giro di 5 anni i quotidiani spariranno dalla dieta informativa dei giovani.

Questa crisi costringe – almeno dovrebbe – i giornali, i brand più forti, a puntare sulla qualità e a rivedere il proprio ruolo di “ri-mediazione”. I giornali non contano più come una volta, hanno perso la loro centralità. Convivono insieme i professionisti e quello che una volta era conosciuto come pubblico: il pubblico, i lettori, ora si fanno produttori attraverso le infinite possibilità offerte dalla Rete. In campo sono entrati nuovi player: i social media hanno cambiato lo scenario per sempre.

Stiamo tutti vivendo il disorientamento dovuto all’inclusione di 2 nuovi miliardi di partecipanti in un panorama mediatico che prima operava grazie a un gruppetto di professionisti.
Rispetto a questo mondo completamente cambiato dalle fondamenta, rispetto a questo nuovo sistema operativo sociale basato sul network, rispetto a questi ambienti culturali – perché di ambienti si tratta, e non di semplici mezzi – il giornalismo ha davanti una sola possibilità: ri-mettere al centro i lettori, perché l’alternativa è l’irrilevanza e il collasso totale della credibilità e dell’autorevolezza giornalistica (già fortemente indebolita). (…)

Si ha l’occasione di riconquistare una – seppur parziale – centralità, ri-focalizzando la propria attività professionale in un sistema inondato dall’informazione. Nell’era dell’overload informativo, a mio avviso, abbiamo sempre più bisogno di professionalità.

Invece, come ha detto duramente Enrico Mentana, direttore del TgLA7: «problema di fondo – all’osso e brutalmente – è che l’informazione è diventata un mercato chiuso: prodotta da anziani per anziani. Garanzie tutele incentivi e ammortizzatori ruotano tutti attorno allo sforzo di condurre in porto l’ultima traversata del Titanic. Sindacato, Ordine, Fieg e politica fanno l’interesse di chi è dentro e sopravvive. Una catena di negozi di antiquariato: mentre fuori prospera l’Ikea». (…)

 Il fulcro del giornalista si sposta dal prodotto al processo. Non compro più il giornale, compro la capacità di un giornalista (o di un gruppo di giornalisti) di fare ordine nell’attualità in modo professionale e non in alternativa, ma semmai in simbiosi col filtro collettivo di Internet. La Rete vive di relazioni: compito di ciascun nodo è alimentare quelle relazioni”. 

Recensione a c. di Filippo Zanetti & staff FirstMaster Magazine
Fonte: Contro i giornali. Per amore del giornalismo, di Arianna Ciccone.

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