“Un giornalismo senza astuzie”, questa la promessa del neodirettore dell’Eco di Bergamo, Giorgio Gandola, che promette di «essere pertinente e impertinente», e così si presenta ai suoi lettori: «non c’è direttore che nell’articolo di insediamento non scriva che il padrone del giornale è il lettore. Un po’ per lisciargli il pelo, un po’ perchè è vero. E lo è soprattutto per i quotidiani come il nostro, dove i lettori non sono considerati il terminale di un processo economico e industriale stile Metropolis, ma persone».
«”Racconta, non fare il furbo“. Era la frase preferita di quel genio visionario del giornalismo che risponde al nome di Dino Buzzati. La teneva su un pezzo di carta incollato con lo scotch alla macchina per scrivere. Così, per non dimenticarsela mai. Ecco, è questo l’unico punto di riferimento certo per il cronista che da oggi è al timone de L’Eco di Bergamo, vale a dire il sottoscritto. […]
Racconta e non cercare di condizionare gli altri. Racconta e non nasconderti dietro il pregiudizio. Racconta e non dimenticare dettagli che non ti fanno comodo. Racconta e non riempire il nulla di paroloni. In un’epoca in cui la Tv sforna opinioni a getto continuo su tutto e il giornalismo inclina pericolosamente verso il perenne e stucchevole talk show, raccontare e non fare i furbi ci sembra un’attitudine di cui andare orgogliosi. […]
Vi dico due parole di me. Da trent’anni vivo con la penna in testa. Non nel senso dell’alpino, ma in quello del malato di giornalismo. Sono nato a Como più di mezzo secolo fa, ho cominciato proprio alla Provincia e ricordo il 9 novembre 1989 non per il crollo del muro di Berlino, ma per una telefonata della Iside Frigerio, la segretaria di Indro Montanelli. Aveva letto qualcosa, voleva conoscermi. Qualche settimana più tardi ero al Giornale a firmare il contratto e cominciavo un’avventura professionale che mi avrebbe portato a fare il giro del mondo un paio di volte in 18 anni, come inviato di cronaca, politica, sport, costume e società. Una vita con la valigia nel bagagliaio dell’auto, interrotta per qualche anno da caporedattore in sede. […]
Fino a quando l’Editore de L’Eco non mi ha chiamato nel gruppo. Prima per dirigere la Provincia di Como e adesso per affrontare la sfida più difficile: quella di sostituire un direttore del calibro di Ettore Ongis, grande professionista e fine intellettuale. Ma sono convinto che con questa redazione nessun traguardo sia precluso. Cari lettori, cercheremo di essere pertinenti e impertinenti. E di meritare tutti i giorni un sorriso e un pizzico di stima in più».
Estratti ed evidenziazioni a cura di Maria Sassu & staff