Perché quelle foto che sembravano così belle in video, in stampa sono da buttare?
L’errore più comune di chi realizza per la prima volta uno stampato é quello di non considerare del esigenze retino tipografico, che è un ingegnoso sistema per simulare sfumature e colori.
Grazie alla retinatura, non occorre che la stampante disponga dei colori in tutte le loro tonalità, perché basta variare la grandezza del punto di retino (di un vero punto si tratta), perché l’occhio umano percepisca almeno un centinaio di tonalità.
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Nel caso della stampa in bianco/nero, un retino al 100% corrisponde al nero pieno, mentre l’1-2% è invisibile ad occhio nudo.
Un retino al 5-10% è percepito come grigio chiarissimo, uno all’80% come grigio scuro, ecc.
L’ingrandimento di una stampa in bianco/nero mostra l’illusione ottica ottenuta con la semplice variazione del punto di retino.
Basta allontanarsi dallo schermo, ora, per avere l’impressione di un’immagine a tono continuo, come fosse una vera fotografia.
Stessa cosa per la stampa a colori, che con quattro inchiostri di particolari tonalità di azzurro, giallo, rosso e nero (sarebbe CMYK: ciano, magenta, giallo e nero), riesce a riprodurre le splendide immagini che vediamo nei giornali, nei libri e nei depliant più raffinati.
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Basta dotarsi si una lente di ingrandimento per vedere in ogni stampa a colori la “rosetta”, cioè la combinazione dei quattro inchiostri, che a distanza danno la percezione del colore voluto, come nella foto sopra. Oppure, basta avvicinarsi ad un manifesto stradale per vedere questi stessi puntini colorati, ma in formato gigante.
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Il rapporto tra retino offset e risoluzione dell’immagine
I retini non sono tutti uguali, ma variano in base al macchinario che deve stamparli. Infatti, le rotative dei quotidiani possono stampare solo retini larghi, intorno alle 48 linee, abbastanza visibili a occhio nudo, se visti a distanza ravvicinata. Invece le offset su carta patinata possono stampare retini da 150 -200 linee , ovvero con una rete di punti fittissima che per qualità si avvicina molto a quella della vera fotografia.
L’artificio geniale della retinatura ha un vincolo: l’immagine deve avere “informazioni” in quantità doppia al retino. Quindi, un retino da 150 linee richiede un file da 300 Dpi (dot per inch, punti per pollice), altrimenti la foto apparirà sfocata.
C’è un certo margine di tolleranza, per cui si può utilizzare una risoluzione da 250 invece che da 300, ovvero ingrandire del 10-20% una foto da 300 Dpi per arrivare al formato desiderato. Ma più ci si allontana dalla risoluzione originaria e più decade la qualità.
Le conclusioni importanti sono di due ordini.
- Per chi impagina e stampa: controllare sempre la risoluzione delle foto. Quelle che sono a risoluzione schermo dovrebbero essere riprodotte con una riduzione di 4 volte. In pratica, se a schermo hanno una base di 20 cm, in stampa devono avere una base di 5 cm.
Le immagini a 300 Dpi possono essere stampate nello loro misura originaria, oppure essere ingrandite del 10-20%, oppure ridotte a volontà. - Per chi fotografa: se le foto sono destinate alla vendita, il numero di pixel registrati deve essere la massima consentita dalla fotocamera, possibilmente intorno a 20-24 mega per foto (e possibilmente anche in formato Raw).
A titolo di riscontro, vale questa tabella che relaziona cm, pixel d Dpi.
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Tabella di collegamento tra centimetri, pixel d Dpi
In pratica, la riproduzione di in’immagine a formato 20×30 cm (pagina media dei settimanali), che a 72 dpi utilizza solo 567×850 pixel (1.38 mb), a 300 dpi richiede 2.362 x 3.542 pixel (23,9 mb!).
In dettaglio, per i 300 dpi si hanno questi rapporti:
- JPG 1.684 x 1.115 px = stampa ottimale massima da 14,2 cm x 9,4 cm
- JPG 2.517 x 1.667 px = stampa ottimale massima da 21,3 cm x 14,1 cm
- JPG 3.844 x 2.546 px = stampa ottimale massima da 32,5 cm x 21,6 cm
- JPG 4.077 x 2.700 px = stampa ottimale massima da 34,5 cm x 22,9 cm
- Tiff 5.096 x 3.375 px = stampa ottimale massima da 43,2 cm x 28,6 cm
Attenzione! L’alta risoluzione non serve solo per grandi stampe, tutt’altro. Quasi sempre sempre solo per poter utilizzare una porzione dell’immagine. Quindi, per consentire al grafico di utilizzare quella parte dell’immagine che gli occorre.
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Conclusioni
Una conclusione è che per realizzare immagini versatili, utilizzabili nei più varie situazioni editoriali, occorre fornire al committente, all’agenzia fotografica o al sito di microstock file intorno ai 20 mega. E se si vuole guadagnare un titolo di preferenza rispetto la concorrenza, occorre fornire foto molto superiori, visto che i 50 mega sono disponibili anche per le reflex, e non più per le medie formato super professionali.
A.R.