«Quasi quindicimila chilometri alla scoperta delle meraviglie e delle disgrazie di un Paese che fa acqua da tutte le parti ma continua miracolosamente a galleggiare».
Così scrive Antonello Caporale, giornalista e scrittore, nota firma di Repubblica e Fatto Quotidiano, che per tre anni ha riversato in un taccuino le tracce di ogni suo viaggio, oltre a cento ore di registrazioni e interviste. Così è nato Acqua da tutte le parti (ed. Ponte alle Grazie, in uscita oggi), un resoconto «sull’eternità di certi luoghi e certi paesaggi italiani dove il passato non finisce mai e il futuro stenta ad arrivare».
Caporale racconta di paesini sconosciuti che si raggiungono solo a piedi, come Topolò al confine con la Slovenia, e paesi senza tempo dove, per ironia della storia, si fabbricano orologi, come Uscio in Liguria. Paesi dove la terra sembra finire, come Depressa nel Salento, e paesi abitati da capre, come Craco in Lucania.
Scrive l’amico Padellaro: «conosco due tipi di inviati. Quelli che quando c’è una storia da raccontare, partono il giorno dopo. E quelli che appena li chiami sono già in viaggio. Caporale appartiene a questa seconda categoria di giornalisti liberi e felici, quelli che non hanno mai smesso di pensare che il nostro può essere il mestiere più bello del mondo se c’è da prendere un treno al volo, e magari non c’è neppure il tempo per fare la valigia».
P.G.L.