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Fotografia, pixel non fanno qualità fotografica

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E’ opinione comune che la risoluzione di fotocamere e smartphone dia indice della qualità delle foto che si ottengono. Ma non è così.

Basta armarsi di pazienza e verificare di persona: l’alta risoluzione è indice di valore complessivo, ma garantisce la qualità fotografica. Un’altissima risoluzione delle immagini è sicuramente un vantaggio competitivo per la vendita attraverso i siti di microstock. Infatti a parità di tema, la foto con più risoluzione sarà preferita per la possibilità di cropping e/o ingrandimenti.
Ma a parte questo, la qualità cromatica segue percorsi un po’ diversi.

Infatti, sulla qualità di una foto influisce la qualità dei sensori, che non sono tutti uguali, come non è uguale il sistema di far vedere a questi sensori (che sono monocromativi, cioè sensibili solo alla luce), i colori. Poi c’è l’ottica, con soluzioni più o meno raffinate e costose.
Indirettamente, che i pixel non facciano qualità fotografica lo dimostra il fatto che fotocamere professionali da 2.000 euro possono avere una risoluzione nettamente inferiore a quella di uno smartphone di gamma alta.

Piu’ pixel non significa più qualità

Sulle vere fotocamere c’è una correlazione di fatto tra qualità generale e risoluzione. Più megapixel registra la fotocamera, maggiore è la qualità anche degli altri elementi dell’apparecchio. Ma per gli smartphone le cose sono diverse, e gli uffici marketing giocano sull’equivoco.
Infatti, a parità di risoluzione nominale, uno smartphone registra in formato compresso Jpeg per ottenere un file “leggero” che non occupi troppa memoria e che sia anche veloce da scrivere sulle schede di memoria.
Tuttavia, questa leggerezza del file è ottenuta al costo di una perdita di informazioni, dovute alla compressione dei dati dell’immagine. Più esattamente, all’appiattimento delle minime variazioni di colore. In pratica, durante l’elaborazione dello scatto, il software residente nello smartphone elimina dati relativi ai colori e dettaglio, nelle aree dell’immagine più omogenee.

 

Piu’ pixel significa solo più versatilità

Tutto inutile, allora? No. Ai fini pratici, se un fotoreporter o un citizen journalist non ha di meglio, disporre di uno smartphone con più megapixel di ultima generazione, consente di ottenere immagini di qualità adatte non solo al web ma anche ai giornali stampati, sia in formato pieno che dopo aver effettuato dei tagli sull’inquadratura.

Il vantaggio dei megapixel in più è che si possono eliminare dalla foto quegli elementi indesiderati che non si potevano escludere in fase di ripresa.
Lo dimostrano le due foto sotto. La prima è quella integrale, ripresa dallo smartphone: l’immagine è nitida, ma il soggetto sembra la folla e non l’insegna “Central Hall”. Questo perché una barriera umana impediva sia l’avvicinamento all’ingresso, sia una posizione elevata sotto l’insegna.
La seconda foto rappresenta l’immagine desiderata, ma l’ingrandimento ha prodotto un’immagine scadente, inutilizzabile proprio per il basso numero di megapixel in ripresa.

Foto originale.

 dimostrazione pixel 1

Stessa immagine, ingrandita per mostrare solo l’insegna. Evidente la perdita di nitidezza.

dimostrazione pixel 3

Ora che la questione megapixel è chiarita, ecco tre dati da ricordare per le pubblicazioni:

  • 72 dpi è la risoluzione corretta per le foto da pubblicare sul web (RGB), senza ingrandimenti;
  • 150 dpi la risoluzione per i quotidiani (CMYK o b/n);
  • 300 dpi quella per la stampa sulle riviste, cataloghi e libri (CMYK o b/n). 

 

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