L’attività di recensione libri oggi richiede anche questo: la capacità di inserirsi nelle comunità online.
Non basta più scrivere una sinossi per il catalogo e per le librerie online (con un occhio alla concorrenza), così come non basta più la recensione libri classica, quella di 300 parole per gli inserti culturali dei quotidiani e per i mensili di settore.
Se è scontato sviluppare una pagina su Facebook per gli autori più famosi e per i bestseller (da Einaudi a Minimum Fax), meno scontato è come inserirsi efficacemente nelle discussioni in corso. In questo caso, pensare da pubblicitari è controproducente. Meglio le buone regole del permission marketing.
Recensione libri e permission marketing
Dare cosa? In una parola: disponibilità. Presentandosi apertamente per quello che si è (non fingersi lettori), si possono dare quelle notizie minute che non interessano i grandi media generalisti, ma deliziano gli appassionati e innescano il passa-parola.
Invece della solita recensione libri, oggi ai lettori si possono dare senza altro costo se non qualche ora di lavoro, degli extra adeguati ai loro interessi e alle loro curiosità: pagine con le correzioni di bozze (roba da bibliofili), o pagine integralmente eliminate prima della stampa finale (tipo “director’s cut“).
Si possono dare stralci del back-stage del libro, come possono essere parti salienti delle email tra autore ed editore, direttore di collana o editor. Per esempio, io sarei felice di far conoscere minutamente ai lettori come e perché ben 12 editori hanno rifiutato la pubblicazione di Harry Potter e la Pietra Filosofale, primo volume della saga che poi ha reso multimilionari l’editore Bloomsbury e l’autrice, Joanne Rowling. Per non parlare dell’engagement su bestseller come le “Cinquanta sfumature di grigio“.
Insomma, tra curiosità, gossip, anticipazioni, informazioni utili e approfondimenti con l’autore, si può correttamente mediare tra l’interesse commerciale dell’editore e l’interesse culturale dei lettori e passare dalla classica recensione libri ad un advertising all’altezza dei tempi.
Che cos’è il permission marketing
Il permission marketing è definito dal suo ideatore, Seth Godin, una strategia di marketing che ha l’obiettivo di ottenere dal cliente/utente il permesso di comunicare con lui. Avere il suo permesso garantisce che presti maggiore attenzione al messaggio.
I principi del permission marketing sono molto semplici e partono da un’incontestabile verità: le risorse più limitate per tutti sono il tempo e l’attenzione. In una società sempre più frenetica, dove siamo continuamente sottoposti a stimoli e bombardamenti di informazioni, la gestione del tempo assume una valenza sempre più strategica.
Le iniziative pubblicitarie, così come le promozioni e gli sconti (Amazon ne fa a getto continuo), tentano di attirare l’attenzione dei potenziali clienti, tuttavia la frequenza dei messaggi è tale che per autodifesa molti non prestano più attenzione a queste iniziative.
Secondo Godin “il permesso del cliente va ottenuto in modo graduale e nella maniera meno intrusiva possibile”. Ad esempio, una tecnica efficace è quella di spedire un prodotto/servizio in omaggio ad un certo numero di persone, facenti parte di un target selezionato. In questo modo, si stabilisce un primo contatto con la clientela potenziale senza utilizzare forme di pubblicità troppo intrusive.
Attraverso un processo di consenso graduale, l’azienda viene percepita non più come un’estranea che vuole invadere la privacy, ma come “amica”.
Ecco, quindi, che la clientela potenziale diventa molto più disposta a prestare attenzione ai messaggi promozionali e ad effettuare il primo acquisto.
È da evidenziare che attuare una politica di permission marketing richiede un’investimento iniziale molto maggiore dell’interruption marketing. Tuttavia, ciò permette di fidelizzare il cliente, di conquistarne la fiducia ad una ben precisa marca. Con il marketing tradizionale, invece, si ottengono solo risultati a breve termine (se il mercato non è già completamente saturo): il cosiddetto “mordi e fuggi”, per cui l’acquirente può comprare occasionalmente un prodotto, ma pochi sono fidelizzati.
Quindici anni dopo la sua pubblicizzazione, il Permission Marketing continua a ispirare i migliori marketing managers. Non tutti, purtroppo. Non certo quelli che ti obbligano, senza alternative, a vedere 30 secondi di pubblicità per poter leggere un articolo o vedere un video, come accade sui siti di molti quotidiani nazionali.