FM/Mag
Informazione e giornalisti: RAI e BBC a confronto
- Giugno 2014
- Pubblicato da: FirstMaster Magazine
- Categoria: News
Sulle carenze e sui problemi della Rai, in confronto al successo e alla reputazione della BBC, è da oggi online l’analisi di Roberto Perrotti, con poche parole e molte evidenze numeriche.
Scrive Perotti: «le accuse alla Rai sono sempre le stesse da decenni: politicizzazione, cattiva amministrazione, sprechi, raccomandazioni. Bisogna andare oltre queste critiche qualitative. Un’indagine di Inflection Point condotta nel 2013 mostra che la percentuale di intervistati che ritengono i programmi della TV pubblica “molto buoni” in Italia è la più bassa (meno del 5%) fra tutti i 14 paesi del campione. (…)
La difesa della RAI è tipicamente imperniata su due argomenti: il canone RAI è tra i più bassi d’Europa, e negli ultimi anni c’è stato un crollo degli introiti pubblicitari. Entrambe le affermazioni sono vere. Ma questo non significa che la RAI abbia saputo fronteggiare questi problemi con la necessaria capacità. (…)
La BBC, con il 50% in più di occupati rispetto alla RAI, ha il 20% in meno di dirigenti. Ma il dato più significativo riguarda i giornalisti. Su un totale di 1939 giornalisti, ben 324, un impressionante 17%, hanno la qualifica di dirigenti. Pochi enti al mondo, pubblici o privati, devono avere un tale rapporto tra dirigenti e non dirigenti»
Un commento? 2.000 giornalisti per sentire sempre le stesse frasi e vedere per 48 ore sempre le stesse immagini (d’agenzia) sono troppi. Ma l’eccesso nell’eccesso sono i 324 giornalisti-dirigenti, tutte persone di responsabilità, che tengono molto alla loro posizione e al loro stipendio.
Leggi tutto su Rai, perché deve cambiare. Confronto con la Bbc.
Free download Perché la RAI deve cambiare ( Pdf, 11 p.), su lavoce.info.
Recensione a c. di Giulio Caruso
Autore:Magazine FM
11 commenti
I commenti sono chiusi.
Rai, BBC, Antenne 2 e Antenne 3 (Francia), ARD E ZDF (Germania) e altre tv pubbliche in “Tv pubblica: un confronto con l’Europa per migliorare la Rai”
http://tagli.me/articolo/tv-pubblica-un-confronto-con-leuropa-migliorare-la-rai
Il Fatto quotidiano oggi mette in prima pagina il confronto RAI BBC: “Paragone impietoso tra la tv pubblica italiana e quella inglese. Nell’analisi dell’economista Roberto Perotti il dato più significativo riguarda i giornalisti. Su un totale di 1939, ben 324 (il 17 per cento) ha la qualifica apicale. A Londra, poi, non ci sono stipendi oltre i 500mila euro e solo tre 400 e 500mila. La Rai ne ha quattro, almeno due sono sopra i 600mila euro.” Sprechi? Eccessi? O il prezzo dell’asservimento che conosciamo tutti?
RAI, BBC e l’informazione professionale.
Su l’Espresso in edicola e online c’è un articolo di Michele Ainis sulla RAI. Per evidenziare l’incongruenza tra autore e tesi (sullo sfondo di un confronto RAI-BBC), prima riporto chi è e poi cosa ha scritto.
L’AUTORE: Michele Ainis non è un blogger di 14 anni (per chi non lo sapesse), ma è professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico, a Roma. E’ autore di saggi di diritto costituzionale e di una ventina di libri su temi politici e costituzionali. A questi libri si aggiunge un’intensa attività di editorialista, con articoli su Italia Oggi, Il Riformista, Panorama, Il Sole 24 Ore, La Stampa. Oggi scrive per il Corriere della Sera e per L’Espresso.
L’ARTICOLO – «Di chi è la Rai? (…) È mia, è tua, è pure di chi non ha (beato lui) un televisore sempre acceso nel salotto. Perché svolge un servizio pubblico, nell’interesse generale. L’interesse a ricevere un’informazione completa, per quanto possibile obiettiva, in grado di promuovere lo sviluppo culturale del Paese. (…) il servizio pubblico ha senso soltanto se rimane indipendente dal governo. Altrimenti ci regalerà un’informazione partigiana, e allora tanto varrebbe spegnerlo, di tv faziose ne abbiamo già abbastanza. È questo l’imperativo dettato in una sentenza storica della Consulta (n. 225 del 1974), benché strada facendo ce ne siamo un po’ dimenticati. (…) Ecco, il canone rappresenta lo strumento per garantire l’indipendenza della Rai.»
Fonte: “Quel taglio Rai è incostituzionale”
http://espresso.repubblica.it/opinioni/legge-e-liberta/2014/06/04/news/quel-taglio-rai-e-incostituzionale-1.168044
Per Matteo: dovresti capovolgere il tuo punto di vista. Parlando in generale, quando una persona famosa o un semplice un opinionista sostiene cose vistosamente non vere sui mass media, significa che è diventato famoso proprio perché è disposto a sostenere queste tesi non vere. In buona o mala fede, sono tesi comode per quelli che contano veramente (pensa alla lobby delle armi in Usa, al nucleare, ecc.). Così si ottiene visibilità sui media e si aprono tante porte. E’ l’opinione di convenienza che fa status. E rende più ricchi.
“Altrimenti la RAI ci regalerà un’informazione partigiana” :-) :-) :-) :-)
I tg di Sky e La7 sono migliori della RAI. Quelli di Sky, avendo più mezzi de La7, sono più professionali e più articolati, con spazio anche per i non governativi.
Fino a un anno fa, le rassegne stampa RAI erano ancora fatte inquadrando i giornali stampati e con i titoli sottilineati a mano.
Fino a un anno fa, le rassegne stampa RAI erano ancora fatte inquadrando i giornali stampati e con i titoli sottilineati a mano.
Fino a un anno fa, le rassegne stampa RAI erano ancora fatte inquadrando i giornali stampati e con i titoli sottilineati a mano.
Rai e Bbc: il difficile rapporto della politica con l’informazione
(http://www.ilariaalpi.it/?p=613)
“Il rapporto tra la Rai e la politica oggi è al limite del rischio per la democrazia”. A sostenerlo è Liisa Liimatainen, corrispondente dall’Italia della radiotelevisione finlandese, durante il dibattito “Dalla BBC alla RAI: quando l’informazione si scontra con la politica”, organizzato al Premio Ilaria Alpi di Riccione.
Tutt’altro che “ingessata”, la tavola rotonda di venerdì 4 giugno, condotta da Corrado Formigli di Sky Tg 24. La “provocazione” è legata alla cronaca del giorno: nessuna diretta Rai per le manifestazioni pacifiste di Roma in occasione della presenza di Bush in Italia. “E’ una vergogna che con tre canali a disposizione, la Rai non abbia trasmesso un evento del genere”, commenta Roberto Natale, segretario nazionale dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della tv pubblica. “In questa Rai – rincara Natale – non si può mandare in diretta neanche il concerto del 1° maggio, per paura di cosa possano dire i cantanti”. Replica Gigi Moncalvo, ex direttore de La Padania e ora capostruttura di Rai Due.”
La Tv pubblica è, in base alle leggi italiane, direttamente controllata dal Parlamento, dopo essere stata per decenni dalla sua nascita controllata, sempre per legge, direttamente dal governo. Attraverso la Commissione di Vigilanza viene nominato il Consiglio di Amministrazione. I partiti, tutti e in base al proprio peso e alle fortune del momento, hanno un potere determinante nella scelta delle persone che devono ricoprire i ruoli direttivi e che quindi prenderanno le decisioni all’interno dell’azienda.
La lottizzazione del Servizio Pubblico, siamo onesti, non è mistero per nessuno, se ne parla senza remore dentro e fuori la Rai, ci si scrivono saggi e tesi di laurea. Se la gestione del Servizio Pubblico si è rivelata inadeguata, frutto di 30 anni di errori, il conto non va chiesto alla Rai, che come entità autonoma non esiste, ma a chi ha scelto le sue molte teste.
…proposta di una riforma sul modello della Bbc, formula rivelatasi vincente da tutti i punti di vista. Questo modello prevede 1 canale dei 3 generalisti pubblici senza pubblicità e finanziato da tutto il canone, con l’obbligo di fare una programmazione adeguata al proprio ruolo, e gli altri 2 che raccolgono pubblicità e fanno concorrenza alla Tv privata. C’è da sperare in questa riforma che potrebbe davvero funzionare se accompagnata anche dalla riforma dell’organismo della rilevazione degli ascolti, cioè l’Auditel.
Altrimenti significa che non c’è reale interesse di riformare in meglio la Rai, ma che si è alla ricerca di una scusa per smembrarla dopo averla sfruttata per decenni. Nessuno Stato può rinunciare ad un Servizio Pubblico, non lo ha fatto nessuno dei grandi paesi europei, anche se guidati per decenni da forze liberiste. Perché la soppressione o l’indebolimento del Servizio Pubblico non avvantaggia nessuno, nemmeno il mercato. Lorella Zanardo http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/16/rai-renzi-e-la-verita/1028850/