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Informazione, dialettica e giornalismo
- Maggio 2014
- Pubblicato da: FirstMaster Magazine
- Categoria: Giornalismo
La mancanza di una cultura dialettica rovina il lavoro giornalistico e lo riduce a un duello tra avversari.
Ciò che rovina l’immagine di giornali e giornalisti è certamente il servilismo di direttori e grandi firme. E di questo si parla quotidianamente, ad ogni uscita di quotidiani. Ma c’è un difetto ben più dannoso, quasi endemico del settore: la carenza di dialettica nel giornalismo.
Perché sostengo questa tesi? Perché i giornalisti schierati o in ansiosa attesa di arruolamento in qualche cordata di potere sono una minoranza. Tutti gli altri che fanno informazione, se sbagliano sui contenuti, sbagliano per mancanza di cultura dialettica, non per interesse.
Una cultura dialettica molto carente nel processo di socializzazione. Infatti, tutti noi siamo abituati a fare tifo, a parteggiare, piuttosto che a ragionare su vari fattori e varie tesi, pro e contro (tesi e antitesi). Crescendo, il difetto permane e così abbiamo migliaia di “tifosi“, pochi “arbitri“.
Sul tema “dialettica e giornalismo” non ci sono né testi né articoli, ma oggi ne parla a modo suo Bruno Tinti (ex magistrato, docente, giornalista e scrittore), che sul Il Fatto scrive: «ho avuto un’interessante discussione con amici avvocati. Alla fine abbiamo convenuto che la differenza sostanziale tra un avvocato e un giudice sta nel modo di pensare.
Un avvocato sviluppa il suo pensiero lungo un piano: dispone fatti e argomentazioni in funzione di una tesi precostituita; il suo modo di pensare è orientato a farla prevalere.
Un giudice pensa (in teoria, ndr) in modo sferico: segue le differenti direzioni che fatti e argomentazioni suggeriscono; il suo modo di pensare è orientato a vedere dove lo portano. Naturalmente entrambi possono essere più o meno abili, preparati, intelligenti; e le loro conclusioni possono essere giuste o sbagliate. Non era questo il punto: ciò che ci interessava era analizzare il differente meccanismo razionale. Il pensiero piano e il pensiero sferico non sono una caratteristica esclusiva del settore giudiziario; in realtà sono i due sistemi con cui le persone affrontano il mondo.
Naturalmente, la prima contrapposizione che viene in mente è quella tra l’egocentrico e il disinteressato. Ma ve ne sono altre non così caratterizzate eticamente. Il credente e il laico, per esempio. In ogni modo, al di là delle classificazioni, sta di fatto che il pensiero piano spinge le persone a privilegiare ciò in cui credono; e il pensiero sferico le induce al dubbio.
Ovviamente il pensiero piano ha una forza intrinseca che quello sferico non ha: è aggressivo, semplificatore, divide le persone in alleati e avversari. Ha bisogno di un nemico. Il pensiero sferico gli è ontologicamente incompatibile: non è necessario che l’oggetto del pensiero piano non sia condiviso; è sufficiente che sia analizzato senza un’entusiastica approvazione preventiva. Al momento, il pensiero piano domina il mondo della politica e dell’informazione. (…)
Giornali e Tv non falsificano i fatti (quasi mai), anche perché la smentita danneggerebbe il risultato che si vuole ottenere; ma li presentano in modo orientato alle tesi che hanno scelto: per ragioni politiche, economiche, anche soltanto ideologiche. Articoli, commenti, interviste, fotografie, tutto è funzionale a dimostrare la validità della tesi che si è deciso di sostenere. E non importa che sia giusta o sbagliata, quello che conta è che non sia messa in discussione. Non ci devono essere voci critiche, al massimo voci contrarie; pensiero piano contro pensiero piano. Ecco perché chi compra un giornale ne conosce in anticipo il contenuto e lo condivide a priori, chi assiste a un qualsiasi programma di approfondimento o talk show televisivo, può prevedere – in funzione del network scelto – quale ne sarà la conclusione che è proprio quella che si aspetta. La chiamano “linea editoriale”. Non mi pare una buona cosa».
Quello che Tinti chiama “pensiero sferico” (per intendere la visione globale di un fatto), è il pensiero dialettico. Mentre per “pensiero lineare” intende un pensiero unidimensionale, semplificato e semplice. Orientato come una linea, anzi come una freccia verso un fine determinato.
Ha ragione quando osserva che «il pensiero piano e il pensiero sferico non sono una caratteristica esclusiva del settore giudiziario; in realtà sono i due sistemi con cui le persone affrontano il mondo». Invece, chi vuol fare buona informazione dovrebbe voler comprendere ciò che le cose sono e non accettare l’apparenza come realtà. Dovrebbe essere più attento e scrupoloso dei suoi lettori. Chi fa informazione dovrebbe sempre cercare il confronto tra due tesi, proprio come un giudice, in tribunale.
Giuliano Moretti & staff FirstMaster (Claudio Torrella)
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Autore:Magazine FM
3 commenti
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E’ che gli articoli equilibrati non tirano. I lettori si appassionano diversamente.
Il pensiero dialettico è l’anteprima del metodo scientifico.
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Ringrazio anche Torrella per lo sviluppo dato alla mia recensione.