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Lettore vicino o lettore lontano?

Distanza narrativa

Uno degli elementi che distingue lo scrittore esperto dal dilettante è la padronanza della distanza narrativa.

Modulare la distanza narrativa significa gestire i momenti chiave e l’effetto sul lettore fornendogli di volta in volta o una prospettiva più ampia o un’esperienza più intensa della situazione del personaggio. 

Tutti gli scrittori si muovono da qualche parte su un continuum: tra una distanza narrativa praticamente zero e una distanza narrativa significativa. Un narratore che riporta i pensieri e i sentimenti consci e inconsci di un personaggio, usandone anche il tipo di linguaggio, crea la distanza minima, mentre un narratore che non riporta nessun pensiero o sentimento di un personaggio, ma solo le sue azioni in uno stile il più possibile oggettivo, crea la distanza massima tra il lettore e il personaggio.

Dove vuoi collocare il tuo lettore?

Vuoi collocarlo nella testa del personaggio in quel determinato momento? Oppure come un osservatore più o meno lontano? Non c’è una risposta sbagliata. Proprio come nella scelta del punto di vista, la preferenza personale è molto importante per decidere quale distanza narrativa utilizzare.

La distanza narrativa è uno strumento che aiuta l’autore a determinare quale punto di vista utilizzare. La distanza narrativa è la distanza dal punto di vista del personaggio che i lettori percepiscono durante la lettura del romanzo. Più distanza poni tra i lettori e il narratore, più si sentiranno staccati dal personaggio.

Che la tua storia sia guidata dalla trama, dal personaggio o da un misto dei due, ci saranno momenti in cui vorrai attirare il lettore nel profondo della mente di un personaggio e altri in cui è meglio allontanarsi per una visione più ampia e più obiettiva visione degli eventi. 

Se comprendi e padroneggi la distanza narrativa, puoi sia ampliare che approfondire il mondo della tua storia insieme alla connessione emotiva del tuo lettore.


La scala della distanza narrativa

Quando la distanza narrativa è massima, la storia è in una modalità di narrazione lontana. Come lettori, osserviamo da lontano ed esaminiamo personaggi ed eventi con un occhio obiettivo e impersonale: pensalo come l’equivalente di un’inquadratura ampia in un film.

Poi, man mano che la distanza si restringe leggermente, appare un personaggio. In questa fase, tutto ciò che possiamo sapere sul personaggio è ciò che possiamo intuire da indizi esterni (come l’aspetto fisico, le espressioni, i dialoghi e le azioni). E mentre la distanza narrativa si riduce ulteriormente, il narratore inizia a offrirci scorci dell’esperienza soggettiva del personaggio: i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Quando la distanza narrativa viene completamente annullata, è come se vedessimo attraverso gli occhi del personaggio, sentiamo ciò che prova, proprio in quel momento.

John Gardner, nel suo libro The Art of Fiction, ha delineato cinque punti della scala della distanza narrativa, iniziando da una grande distanza narrativa (o distanza psichica, come lui la definisce) fino ad annullarla gradualmente:

  1. It was winter of the year 1853. A large man stepped out of a doorway.
  2. Henry J. Warburton had never much cared for snowstorms.
  3. Henry hated snowstorms.
  4. God how he hated these damn snowstorms.
  5. Snow. Under your collar, down inside your shoes, freezing and plugging up your miserable soul …

Esaminiamo un po’ più da vicino questi cinque punti.

1. Era l’inverno dell’anno 1853. Un uomo uscì dalla porta…

Siamo in modalità narrazione lontana qui; il narratore fornisce il contesto in modo obiettivo e impersonale. Funziona bene per impostare la scena, ma se dovessimo rimanere a questo livello di distacco per il resto della storia, avremmo difficoltà a connetterci con i personaggi e gli eventi.

2. Henry J. Warburton non aveva mai molto amato le tempeste di neve

Il narratore ora fornisce un paio di dettagli sul personaggio – un fatto oggettivo (il suo nome) e una visione della sua esperienza soggettiva (non gli è mai importato molto delle tempeste di neve) – che ci avvicinano un po’.

3. Henry odiava le tempeste di neve

Ora il personaggio è chiamato per nome. Abbiamo un senso più chiaro della sua esperienza soggettiva: non solo non ha mai amato le tempeste di neve, ma le odia. L’effetto è più personale e informale rispetto all’esempio precedente, avvicinandoci ancora di più.

4. Dio come odiava queste maledette tempeste di neve

Hai sentito come escono la voce e il linguaggio del personaggio? Questo è uno stile indiretto libero: la narrazione assume il modo di parlare del personaggio.

5. Neve. Sotto il colletto, sotto le scarpe, congela e offusca la tua anima miserabile…

Ora siamo in modalità personaggio ravvicinato. Siamo così profondamente immersi nella mente del personaggio che stiamo vivendo i suoi pensieri, sentimenti e percezioni con lui in quel momento, in un flusso di coscienza. L’effetto è incredibilmente intimo e diretto. Ma se la storia rimane a questo livello, il lettore potrebbe rimanere perplesso per la mancanza di un contesto più ampio.

Nella pratica…

Quanto, o quanto poco, dello spettro della distanza narrativa usi in una storia?

Se hai qualche dubbio, considera questi due punti chiave:

  • Quanto (quanto intensamente) vuoi che i lettori sentano l’esperienza degli eventi del personaggio? (Alto grado suggerisce una minore distanza narrativa.)
  • Quanta prospettiva e contesto vuoi che abbiamo per l’esperienza del personaggio? (Un grado elevato suggerisce una maggiore distanza narrativa.)

Queste considerazioni dovrebbero aiutarti a stabilire la tua distanza narrativa di base. Quindi, entri o esci nei momenti chiave per fornire una prospettiva più ampia o un’esperienza più intensa della situazione del personaggio.

Distanza narrativa lontana → Focalizzazione zero

Giovanna si accigliò e decise che non aveva tempo per lavarsi i capelli.

Grande distanza narrativa. La parola “decise” è sintomatica: l’autore dice ai lettori che cosa sta facendo e pensando Giovanna. Non vediamo Giovanna che prende quella decisione. I lettori osservano da lontano, spesso ricevendo informazioni che il personaggio non conosce da un narratore sconosciuto.

Vantaggi

  • Una visione più ampia della storia
  • Condivisione di informazioni che il personaggio può anche non conoscere
  • Può aggiungere un senso di retrospettiva e la sensazione che gli eventi siano già accaduti

Insidie

Una lontana distanza narrativa rischia di sembrare piatta, di avere parti troppo raccontate. Più ti allontani dalla testa del personaggio, più facile è fargli fare quello che vuoi tu e non quello che farebbe il personaggio.

Il narratore coincide con l’autore e l’autore che sa tutto inizia a raccontare tutto quello che sa ai lettori.


Distanza narrativa media → Focalizzazione esterna

Giovanna guardò l’orologio e si accigliò. Non ho tempo per lavarmi i capelli, pensò.

Questa è una distanza narrativa media. Possiamo dire dal “pensò” che è l’autore che dice ai lettori che cosa sta pensando Giovanna. I lettori possono osservare Giovanna che guarda e si acciglia, ma hanno bisogno che l’autore dica loro che cosa c’è nella testa di Giovanna. Le distanze medie usano frasi che ricordano ai lettori che stanno leggendo una storia. Ci viene detto cosa pensava Giovanna, che cosa ha realizzato ecc. Possiamo “vedere” l’azione, ma i pensieri devono spiegati perché non siamo completamente nella testa di quel personaggio. L’autore ci descrive i pensieri del personaggio, solo quando pensa che dovremmo conoscerli.

Vantaggi

Una distanza narrativa media può essere la via di mezzo per chi vuole poco spazio tra lettore e personaggio. Può essere utile per i romanzi con più punti di vista in cui potremmo confondere i personaggi senza una piccola informazione in più su chi sta pensando o dicendo cosa.

Insidie

Una distanza narrativa media può facilmente scivolare nel raccontare troppo. A volte può sembrare che ci sia un muro tra lettore e personaggio, e i lettori non conoscono mai a fondo il protagonista. 


Distanza narrativa ravvicinata → Focalizzazione interna

Giovanna guardò l’orologio e si accigliò. Non ho tempo per lavarmi i capelli.

Questa è una distanza narrativa ravvicinata. L’autore non ci spiega che cosa fa Giovanna. I lettori possono osservare le sue azioni e ascoltare i suoi pensieri. Le distanze ravvicinate consentono ai lettori di vedere, ascoltare e pensare come fa il personaggio del punto di vista. Se le cose non sono come pensa il personaggio del punto di vista, i lettori devono capirlo da soli.

Vantaggi

Una distanza narrativa ravvicinata può mettere i lettori nella testa del personaggio punto di vista e immergerli nella storia. Può creare una connessione più emotiva con i personaggi. 

Insidie

La prima persona o una terza limitata a volte possono indurti a spiegare tutto: «Ho fatto questo, ho sentito quello ecc.».

Più scrivi, più capirai le possibilità di influenzare l’esperienza del lettore giocando con le distanze. Più allenerai il tuo istinto su quando avvicinarsi e quando tirarsi indietro, più sarà facile individuare la distanza adatta ed eventualmente rimodularla quando la distanza che hai stabilito non è al servizio della tua storia.

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